Affrontare l'emergenza climatica richiede un approccio allo stesso tempo "idealista" e pragmatico. Idealista perché bisogna fare tutto il possibile per
contrastare il climate change nel suo complesso, partendo dal presupposto che le dinamiche negative che lo causano possano essere bloccate. Allo stesso tempo, è necessario anche tenere presente che questo risultato massimo ideale non è - per quello che sappiamo oggi - raggiungibile, il che porta a
concentrarsi su obiettivi più limitati e più facilmente concretizzabili.
Questo approccio si sposa anche con la natura intrinsecamente "glocal" dell'emergenza climatica. È una questione globale e va affrontata a livello di macrosistemi, ma è anche una questione assolutamente locale perché i suoi impatti si possono analizzare, gestire e contenere nell'ambito di ecosistemi e territori limitati. Proprio a questo livello si può ragionare in termini di strategie di transizione climatica: partire dal presupposto che i cambiamenti ci saranno comunque e che è opportuno definire piani e iniziative per affrontarli e ridurne le conseguenze negative.
È dal 2020 che il lavoro di
Fondazione Cariplo, con la Call for Ideas “Strategia Clima”, si muove proprio
in questa direzione. Ogni anno, la Fondazione seleziona alcuni progetti che mirano a rafforzare la capacità di risposta di una rete di enti locali agli impatti dei cambiamenti climatici. La Call agisce quindi alla metaforica (ma non troppo, in fondo)
giunzione tra globale e locale, posizionandosi a un livello intermedio - le reti di enti e organizzazioni di uno specifico territorio - che in Italia ha spesso bisogno di
un facilitatore "terzo" per attivarsi in maniera coordinata ed efficace.
Elena Jachia, Direttrice Area Ambiente di Fondazione Cariplo"
La capacità di stimolare la creazione di alleanze sul territorio - spiega in questo senso
Elena Jachia, Direttrice Area Ambiente di Fondazione Cariplo -
è uno dei tratti distintivi della Fondazione. Riuscire a mettere insieme soggetti che hanno connotazioni differenti è molto importante: realtà come i Comuni e le Comunità montane sono ovviamente benvenute ma non bastano, per questo abbiamo voluto coinvolgere anche, ad esempio, i Parchi e le associazioni e gli enti del terzo settore, che hanno una forte capacità di coinvolgimento del territorio".
L'esempio della Brianza
Un esempio significativo di come si sia concretizzato nel tempo questo approccio riguarda il territorio della Brianza, che ha diverse caratteristiche tali da porsi come
potenziale modello per gli interventi di transizione climatica. La Brianza è infatti un'area estesa, popolosa, diversificata per caratteristiche ambientali, integrata con (e purtroppo cementificata da) una rete urbana e industriale che fa perno su un centro indubbiamente rilevante come Milano ma che comprende anche molti centri più piccoli e ugualmente importanti.
La Brianza è stata coinvolta in diverse iniziative attivate dalle varie edizioni della Call for Ideas. "
Una parte preponderante del territorio oggi è coinvolta in Strategie di Transizione Climatica - spiega Jachia - e
in questo si vede quanto sia utile creare una rete di Amministrazioni locali piccole e medie che hanno deciso di lavorare sul contrasto al cambiamento climatico. Il nostro ruolo è metterle sempre più in relazione fra loro, fare massa critica, fare scuola per coinvolgere altre Amministrazioni che decidono di muoversi nella stessa direzione. Nella Brianza Ovest l'Agenzia Innova21 gioca un ruolo importante come soggetto aggregatore, altri progetti troveranno altre sponde, magari europee".
Il "progetto brianzolo" della seconda edizione della Call for Ideas “Strategia Clima” è
AgriCiclo2030, che pone l’attenzione sulla mobilità sostenibile e sul ruolo del verde e delle aree agricole nel contrasto ai cambiamenti climatici nella Brianza. Capofila del progetto è il Comune di Lentate sul Seveso, in partenariato con il Comune di Barlassina, Parco Regionale delle Groane e della Brughiera Briantea e Agenzia Innova21.
Ondate di calore, reviviscenza di zone franose e le famigerate esondazioni del Seveso che colpiscono anche Milano sono gli effetti negativi più evidenti del cambiamento climatico. Per contrastare questi effetti, Agriciclo2030 comprende
una serie di iniziative mirate che puntano, nel complesso, alla decarbonizzazione, alla riduzione degli impatti delle attività umane e all'aumento della resilienza del territorio.
Ad esempio, verranno realizzati oltre 12 chilometri di nuove piste ciclabili e
verrà istituito un mobility manager d’area. Sono poi previste attività di forestazione urbana e di riqualificazione fluviale, come anche l’incremento e la valorizzazione dei servizi ecosistemici delle aree verdi locali e la creazione di
comunità energetiche rinnovabili.
Bosco Clima: le comunità resilienti
Oltre ad Agriciclo2030, la seconda edizione di Call for Ideas Strategia Clima ha selezionato il progetto
Bosco Clima. Qui l’ente capofila è la Comunità Montana Valli del Verbano, in partenariato con il Parco Regionale Campo dei Fiori, l’Associazione CAST, la LIPU, il Centro Geofisico Prealpino e l’Università degli Studi dell’Insubria.
L'obiettivo del progetto è
la tutela e la preservazione delle aree boschive delle Valli del Verbano, un territorio di circa 13.800 ettari di cui 10mila coperti da boschi. Bosco Clima è quindi un progetto dal respiro sistemico, in cui il ruolo di aggregatore di Fondazione Cariplo risulta ancora più importante nel canalizzare in modo efficace l'attenzione al tema climate change che le Amministrazioni ormai già hanno.
"
L'accelerazione e l'intensificazione dei fenomeni negativi collegati al cambiamento climatico - spiega Elena Jachia -
hanno portato una maggiore consapevolezza a livello locale: è la realtà stessa che pone la questione ambientale come un tema non rinviabile... Il lato più positivo è che non solo vediamo molti esempi virtuosi di Amministrazioni che si stanno muovendo nella direzione giusta: sta anche passando il concetto che bisogna andare oltre il progetto specifico e costruire delle alleanze territoriali di lungo periodo a prescindere dai progetti ".
Bosco Clima prevede tra l'altro interventi di laminazione e regimazione, nonché il
costante monitoraggio dei dati climatici attraverso la costituzione di un centro studi sui cambiamenti climatici e sulla gestione ambientale resiliente.
Resilienti devono diventare anche le comunità locali: per questo il progetto punta a sviluppare le capacità di organizzarsi per far fronte alle situazioni catastrofiche e gestire il processo di transizione climatica.
Verso la terza edizione
Fondazione Cariplo ha già lanciato la
terza edizione della Call che sposta maggiormente l'attenzione
sull'emergenza idrica. Quello che un po' tutti abbiamo sperimentato, direttamente o meno, la scorsa estate mostra chiaramente come sia indispensabile migliorare la gestione e l’utilizzo delle risorse idriche, garantendone la disponibilità ma senza compromettere gli equilibri ecologici e idrologici dei territori, già sensibilmente indeboliti.
I progetti più "appetibili" per la nuova Call dovrebbero andare in questa direzione, in ogni caso l'impostazione generale dell’iniziativa resta quella di sempre, basata sul
coinvolgimento trasversale di più stakeholder possibili. In prospettiva, non solo istituzionali: "
Auspichiamo sempre - spiega Elena Jachia -
un coinvolgimento di soggetti privati. Ovviamente non chiunque: anche se il tema dell'emergenza idrica coinvolge tutti, noi cerchiamo partner per progetti 'certificati', vagliati attentamente da Fondazione Cariplo. Da parte nostra possiamo offrire, alle aziende che vogliono collaborare con noi su questi fronti, il nostro know-how".
Il punto di forza di Fondazione Cariplo è quindi ancora di più la capacità di
mettere intorno a un tavolo, costruttivamente, soggetti anche molto diversi fra loro. "
Il tema del climate change - sottolinea Jachia -
non è 'proprietà' solo degli esperti, dei ricercatori o delle associazioni ambientaliste: ci coinvolge tutti. Le amministrazioni pubbliche sono ovviamente in pole position, ma non ci sono solo loro: la contaminazione tra diversi soggetti è sempre un vantaggio".
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