“L’Italia dimostra – afferma Roberto Danovaro – di avere capacità di svolgere ricerche di eccellenza a livello mondiale nell’ambito del mare, elemento tutt’altro che scontato. Se in tanti settori il nostro paese si piazza bene senza primeggiare, siamo felici di ottenere questo primato nella ricerca marina. È un segnale positivo per il nostro Paese che vede la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli tra le prime 20 istituzioni di ricerca marina al mondo, dominando su altri giganti della ricerca oceanica, strutture molto più grandi che contano su investimenti più consistenti”.“Il primato – aggiunge lo scienziato – è stato ottenuto sfruttando al massimo le risorse a disposizione e lavorando su tematiche di grande rilevanza attuale e futura: tra queste le ricerche svolte negli abissi del pianeta, in quelle aree remote e difficilmente accessibili che richiedono un maggior bagaglio tecnologico e che in futuro saranno quelle più bersagliate e impattate delle attività umane potenzialmente distruttive, come l’estrazione di idrocarburi e minerali. Non dimentichiamo che per dimensione e complessità, le ricerche oceaniche sono confrontabili con quelle degli studi spaziali: nessun Paese può fare da solo perché le tecnologie necessarie sono troppo costose e richiedono grandi risorse economiche, per questo sarebbe necessario concentrare gli sforzi a livello nazionale e creare una rete di cooperazione internazionale. Dobbiamo considerare, infatti, che il 50% degli oceani è al di fuori dei confini giurisdizionali dei paesi, è un “mare di nessuno” che deve essere protetto e gestito tramite una cooperazione globale che eviti che si crei un far west privo di regole dove prevalgono gli interessi dei più forti”.
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Categorie: Ambiente
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