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E.ON promuove ricerca su fauna marina e lotta all’inquinamento da plastica nelle Eolie

Pubblicato il: 02/10/2020
Autore: Redazione GreenCity
Il progetto Energy4Blue ha visto la partecipazione di circa 15.000 persone che hanno contribuito insieme ad E.ON alla tutela delle tartarughe marine minacciate dall’inquinamento da plastica.
E.ON amplia il proprio progetto Energy4Blue, inaugurato dall’azienda lo scorso anno, attivando una collaborazione con Filicudi Wildlife Conservation, un’associazione no profit impegnata nello studio e conservazione delle risorse marine dell'Arcipelago Eoliano, con particolare riguardo verso le popolazioni di cetacei e tartarughe marine attraverso un programma integrato di azioni concrete sul territorio e un Pronto Soccorso Tartarughe Marine, gestito dalla biologa marina Monica Blasi.
Per tutta l’estate, l’Associazione è stata impegnata nell’attività di ricerca e monitoraggio, principalmente di specie quali il tursiope, la stenella striata, il capodoglio e la tartaruga marina comune Caretta caretta con lo scopo di tutelare queste specie nell'area Eoliana, oltre che in attività di monitoraggio del marine litter e di raccolta dei rifiuti dispersi in mare. Da maggio a settembre sono stati recuperati ben 130 Kg di plastica dalle acque delle Eolie, costituiti in prevalenza da bottiglie in PET (20 %), bidoni e taniche di benzina (30%) – utilizzati come galleggianti negli attrezzi da pesca, sacchi in polipropilene polietilene (25%) e palloncini in Mylar o comuni palloncini elio (15%). In mare sono stati anche recuperati rifiuti in polistirolo (5%) e indumenti (5%). E quest’anno, per la prima volta, fa registrare la presenza di dispositivi di protezione individuale, in particolare mascherine chirurgiche, derivanti con molta probabilità dall’abbandono dei rifiuti urbani che giungono al mare attraverso i fiumi.
Quest’anno nell’area Eoliana si è evidenziato un maggior passaggio di capodogli, probabilmente perché per mesi in mare aperto si è avuta una minore presenza di imbarcazioni in mare, mentre si è registrata una diminuzione di passaggi di tartarughe - variazione che può essere naturale su base annuale - ma con un incremento delle casistiche di recupero. L’associazione si è occupata del recupero e soccorso di due capodogli, Spyke e Furia, rimasti intrappolati nella coda in reti da pesca illegali.
Il Pronto Soccorso Tartarughe Marine di FWC ha ospitato una ventina di tartarughe recuperate e salvate con problemi di varia natura, principalmente intrappolamenti in reti da pesca (palangaro) o in rifiuti di plastica abbandonati in mare che hanno causato strozzature così gravi da portare persino all’amputazione della pinna.
Gli attrezzi da pesca e la plastica, in quanto oggetti immobili, sono spesso substrato per la crescita di lepadi (piccoli crostacei sessili) che le tartarughe, molto ghiotte di questi animaletti, ingeriscono assieme a tutto il substrato a cui sono attaccati. Per questo ami, plastica, cime, cotton fioc e tappi spesso rimangono incastrati nel tratto digerente dell’animale provocando occlusioni o emorragie interne.
Esiste poi il problema delle meso- e microplastiche che si inseriscono nella catena trofica e si accumulano nei tessuti di tutti gli organismi, inclusi gli esseri umani, rilasciando sostanza potenzialmente tossiche per la salute. A tal proposito l’Associazione ha condotto uno studio rivolto alla ricerca di ftalati e metalli pesanti in funzione della dieta, utilizzando le tartarughe come organismo sentinella, poiché si tratta di animali onnivori, per valutare il potenziale effetto che queste sostanze possono avere sull’essere umano.

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Categorie: Green Life

Tag: Green life

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