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Pfos, Greenpeace: superati i limiti nell’acquedotto di Verona

Pubblicato il: 22/11/2017
Autore: Redazione GreenCity
Il PFOS è una delle sostanze più pericolose del gruppo dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), tanto da essere regolamentato a livello internazionale nell’ambito della Convenzione di Stoccolma.
Greenpeace ha denunciato, con un esposto alla Magistratura, come gli sforamenti dei limiti di PFOS (Perfluoro Ottan Sulfonato) nell’acqua potabile erogata dalla centrale di Porta Palio, che serve Verona, siano a volte passati sotto silenzio e a volte siano stati comunicati alla popolazione con modalità incongrue.
In particolare, tramite un’istanza di accesso agli atti presso la Direzione della Sezione Veterinaria e Sicurezza Alimentare della Regione Veneto, Greenpeace ha evidenziato due anomalie: il 21 febbraio 2017, a fronte di uno sforamento dei limiti non è successo nulla, mentre il 9 marzo 2017, i limiti sono stati superati in più pozzi ma sono state comunicate ai cittadini solo alcune delle informazioni note alle Autorità.
I dati analitici di ARPAV relativi allo scorso 21 febbraio (rapporto di prova nr. 541371), hanno mostrato una concentrazione di PFOS pari a 41 nanogrammi per litro, ben al di sopra della concentrazione consentita nell’acqua potabile in Veneto pari a 30 nanogrammi per litro. Di questo superamento non vi è traccia sui siti web dell’ente gestore, della AULSS 9 di Verona e della Regione Veneto, né tantomeno risultano evidenze pubbliche di chiusura del pozzo inquinato.
Greenpeace ritiene che non siano state messe in atto, da parte delle Autorità, le misure necessarie per tutelare efficacemente la salute umana da eventuali danni causati dall’esposizione alla sostanza PFOS oltre i limiti adottati dalla stessa Regione Veneto. Per questo motivo l’organizzazione ambientalista ha presentato un esposto in Procura.
“Quanto emerso dalla consultazione dei dati ufficiali di ARPAV è gravissimo e pone seri interrogativi sulle capacità delle autorità regionali di gestire situazioni di rischio per la salute dei cittadini. Riteniamo che siamo di fronte all’adozione di pratiche scorrette e negligenti da parte delle istituzioni deputate a tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini. Invitiamo la Procura a verificare se sussistano ipotesi di reato” commenta Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Inoltre, dall’analisi dei dati ottenuti da ARPAV emergono evidenti contraddizioni in merito allo sforamento del parametro PFOS dello scorso 9 marzo nella centrale di Porta Palio. In questo caso l’ente gestore, Acque Veronesi S.c.a.r.l., tramite un comunicato diffuso a mezzo stampa il 14 marzo, ha reso pubblico il superamento di 3 nanogrammi rispetto ai limiti adottati in Veneto, comunicando che questo sarebbe avvenuto in un solo pozzo della centrale di Porta Palio. Al contrario, la consultazione dei dati ufficiali di ARPAV ottenuti da Greenpeace ha evidenziato un superamento in due pozzi della stessa centrale, in uno dei quali con valori di PFOS quasi doppi (52 nanogrammi per litro) rispetto ai limiti vigenti.
"La notizia di questo superamento veniva diffusa anche dalla Regione Veneto, e nello specifico dall’Assessore all’Ambiente Bottacin e da quello alla Sanità Coletto, facendo riferimento però a un superamento del parametro PFOS di lieve entità in un unico pozzo" sottolinea Greenpeace.
“L’opacità e la scarsa trasparenza dimostrata dalle istituzioni rafforza, ancora una volta, il sentimento comune di tanti cittadini che nutrono scarsa fiducia nell’operato delle Autorità. Da mesi con una petizione chiediamo alla Regione di intervenire subito sulle fonti di immissione di PFAS nell’ambiente per evitare che continui l’esposizione dei cittadini a sostanze chimiche così pericolose per la salute” conclude Ungherese.

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Categorie: Ambiente

Tag: Ambiente

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