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Greenpeace: l'accordo sul clima è un punto di svolta, ma non basta e contiene una grande ingiustizia

Pubblicato il: 14/12/2015
Autore: Redazione GreenCity
Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace: "L’accordo in discussione a Parigi è stato annacquato e inquinato da coloro che hanno depredato il Pianeta, ma il testo contiene un nuovo imperativo a limitare l’aumento della temperatura globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C".
Commentando la bozza di accordo in discussione al vertice sul clima di Parigi, Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, ha dichiarato: «L’azione di contrasto ai cambiamenti climatici procede lentamente, ma ha cominciato a fare progressi. Questo accordo mette l’industria dei combustibili fossili dalla parte sbagliata della storia.»
«L’accordo in discussione a Parigi è stato annacquato e inquinato da coloro che hanno depredato il Pianeta, ma il testo contiene un nuovo imperativo a limitare l’aumento della temperatura globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C. Questo limite, e il nuovo obiettivo di “emissioni nette zero” entro la seconda metà del secolo, provocheranno costernazione nei quartier generali delle compagnie del carbone e nei palazzi del potere dei Paesi esportatori di petrolio.»
«Ora viene la più grande sfida di questo secolo. Come mantenere l'aumento di temperatura al di sotto di 1.5°C? Gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni non sono sufficienti, e l'accordo di Parigi non fa nulla per cambiare questa cosa. Se davvero vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro la seconda metà del secolo, dobbiamo azzerare quelle delle fonti fossili entro il 2050.«L’accordo trascura inoltre i popoli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e contiene un’intrinseca e radicata ingiustizia: le nazioni maggiormente responsabili del riscaldamento globale hanno promesso un aiuto misero a chi già oggi rischia di perdere la vita e i mezzi di sostentamento a causa dei mutamenti climatici.»
«Questo accordo da solo non basta. Dovremo mobilitare un numero ancora maggiore di persone per liberarci dei combustibili fossili e costruire un futuro alimentato dalle energie rinnovabili. Quest'anno il movimento per il clima ha fermato le trivellazioni in Artico di Shell, ha bloccato l'oleodotto Keystone XL e avviato il carbone sulla strada del declino. Parigi è solo una tappa di un viaggio che prosegue. Il nostro destino sarà deciso nei prossimi anni dal coraggio collettivo della nostra specie. Sono sicuro che ce la faremo». 

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Categorie: Ambiente

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