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Greenpeace: il G7 non sacrifichi la sicurezza dell'Europa a vantaggio dei giganti energetici

Pubblicato il: 04/06/2014
Autore: Redazione GreenCity
Andrea Boraschi di Greenpeace Italia. "I leader del G7 continuano ad assecondare le grandi compagnie fossili e questo atteggiamento rischia di tenere l’Europa vincolata ancora a lungo a gas, carbone, petrolio e nucleare, sacrificando sia sicurezza che clima".
In vista del G7 che si terrà a partire da questo pomeriggio per discutere della crisi in Ucraina, Greenpeace chiede ai leader delle nazioni più industrializzate del mondo "di non sacrificare la sicurezza energetica dell’Europa e il clima in favore degli interessi dell’industria fossile".
Un sondaggio realizzato per Greenpeace ha rilevato che tra il 60 e l’84 per cento dei cittadini dei Paesi del G7 è preoccupato per la dipendenza del proprio Paese dall’import di energia; e che una maggioranza ancor più ampia - tra il 71 e il 91 per cento - pensa che i governi debbano dare priorità a rinnovabili ed efficienza energetica per ridurre tale dipendenza. Significativo il fatto che gli italiani sono i più preoccupati per la dipendenza energetica e i più favorevoli a rinnovabili e efficienza (84 e  91 per cento, rispettivamente).
«La crisi Ucraina, che coincide con una crisi di sicurezza energetica per l’Unione, è un campanello d’allarme per l’Europa, affinché cambi le proprie politiche e riduca drasticamente la sua dipendenza dall’import di fonti fossili. Efficienza energetica ed energie rinnovabili sono la soluzione, possono dare il via ad una vera e propria rivoluzione pulita» afferma Andrea Boraschi, responsabile della Campagna Energia e Clima per Greenpeace Italia.
La scorsa settimana, la Commissione Europea ha pubblicato un piano per ridurre la propria importazione di energia. Il piano – una risposta alla preoccupazione per la dipendenza energetica europea dalla Russia – è incentrato sul potenziamento di nuovi gasdotti e sulla ricerca di nuovi giacimenti petroliferi in territorio continentale. I leader europei ne discuteranno a fine giugno, durante un summit in cui dovranno pianificare anche le politiche energetiche e climatiche comunitarie da qui al 2030. 
«I leader del G7 continuano ad assecondare le grandi compagnie fossili, che dipendono dalle stesse fonti energetiche che ci hanno portato in questo caos – continua Boraschi – e questo atteggiamento rischia di tenere l’Europa vincolata ancora a lungo a gas, carbone, petrolio e nucleare, sacrificando sia sicurezza che clima» conclude.
Nel 2012 l’UE ha speso 421 miliardi di Euro per importare il 53 per cento dell’energia di cui ha avuto bisogno. In uno studio che sviluppa alcuni scenari energetici conservativi, la Commissione ha verificato come l'UE potrebbe ridurre le importazioni di energia di oltre la metà entro il 2050. In particolare, il consumo di gas in Europa potrebbe diminuire del 29 per cento entro il 2030 e del 54 per cento entro il 2050. Questo grazie soprattutto allo sviluppo dell’efficienza energetica - l'unico strumento in grado di garantire riduzioni immediate per l’uso del gas - e all’aumento di energia prodotta da rinnovabili, attualmente già le fonti di energia in più rapida crescita nell'Unione.
Decidere di investire sul nucleare o accrescere lo sfruttamento delle limitate riserve fossili a disposizione non servirà di certo a garantire la sicurezza energetica europea negli anni a venire. Il piccolo numero di nuovi reattori nucleari in cantiere in Europa è affetto da enormi sforamenti di bilancio, problemi tecnici e grandi ritardi nella costruzione. Oltre il 40 per cento dei reattori attualmente operativi in Europa, inoltre, ha un’età superiore ai 30 anni e necessita uno stop per evitare rischi di sicurezza.
Infine, la produzione di gas di scisto interna non avrebbe alcun significativo impatto sulle importazioni in UE di gas dalla Russia prima del 2030.

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Categorie: Ambiente

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