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Legambiente: in Italia continua la perdita di flora e fauna

Pubblicato il: 29/10/2021
Autore: Redazione GreenCity
Tra le specie a rischio la Scarpetta di Venere, l’Adonide ricurva, l’Aquilegia della Majella, ma anche tartarughe Caretta caretta, delfini e squali sempre più minacciati dalle catture accidentali.
Malgrado gli impegni presi dai Paesi di tutto il mondo, la biodiversità continua ad essere in pericolo e sta diminuendo a un livello senza precedenti anche perché le pressioni che guidano questo declino si stanno intensificando. Perdita e frammentazione degli habitat, cambiamenti climatici, sovra sfruttamento delle risorse, introduzione di specie aliene invasive, e inquinamento sono le minacce principali che stanno causando questa perdita e danneggiando al tempo stesso gli ecosistemi natura. In tutto il mondo un milione di specie di piante, insetti, uccelli e mammiferi sono attualmente minacciate di estinzione. E ogni giorno si estinguono fino a 200 specie. Inoltre si stima che circa i due terzi dei servizi offerti gratuitamente dagli ecosistemi mon­diali, quali la regolazione climatica, la fornitura di acqua dolce, le risorse ittiche, la fertilità dei suoli etc. si stiano impoverendo a causa di fat­tori antropici. Tale perdita in termini economici potrebbe rappresentare il 7% del PIL mondia­le. In Italia a preoccupare è lo stato di salute della flora italiana, in particolare quella appenninica al centro di diverse azioni di tutela, e della fauna marina e terrestreTra i fiori appenninici a rischio: la Scarpetta di Venere, l’Adonide ricurva, l’Iris Marsica, l’Aquilegia della Majella, solo per citarne alcuni. In pericolo anche diversi uccelli nidificanti che popolano la Penisola come il Cormorano Atlantico, il Capovaccaio, il Gipeto, la Bigia padovana, senza dimenticare quelle specie che popolano il Mar Mediterraneo come ad esempio tartarughe marine, delfini, uccelli ed elasmobranchi (squali e razze), sempre più oggetto di catture accidentali – il cosiddetto bycatch – della pesca professionale. Molte di queste catture avvengono nel Mar Adriatico, mare ricco di biodiversità marina, ma anche area intensamente sfruttata dalla pesca a strascico e dalle reti da posta.
È quanto emerge in sintesi dal nuovo report “Biodiversità a rischio 2021” di Legambiente.

Flora appenninica: L’Appennino, oltre ad essere tutt’ora un importante corridoio ecologico, rappresenta un hot spot di biodiversità della Penisola a cui si aggiunge anche il vasto patrimonio culturale costituito da beni culturali, tradizioni, paesaggi agrari, comunità locali. In questo cuore verde della Penisola si concentrano diversi fiori appenninici che godono di un alto grado di tutela e conservazione per via anche della presenza di importanti aree protette. Eppure nonostante tutto sono diverse le specie florali a rischio: ci sono le magnifiche sette – Cypripedium calceolus (Scarpetta di Venere), Adonis distorta, Androsace mathildae, Iris marsica, Astragalus aquilanus, Klasea lycopifolia e Jacobaea vulgaris subsp. gotlandica – per altro di interesse comunitario e al centro anche di azioni di tutela come il progetto LIFE Floranet che vede tra i partner il Parco Nazionale della Majella (capofila), il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, insieme a Legambiente e all’Università di Camerino.
Tra le altre specie vegetali a rischio, anche l’Aquilegia magellensis – ossia l’Aquilegia della Maiella, specie endemica della Maiella, l’Utricularia australis (nomi italiani: Utricularia meridionale; Erba-vescia delle risaie, si tratta di una pianta carnivora) e poi la Viola eugeniae, ossia la cosiddetta Viola di Eugenia. Le principali minacce per habitat e specie, oltre al cambiamento climatico in atto che potrà rappresentare un serio problema per le specie endemiche di alta quota, sono gli incendi, il pascolo incontrollato, l’evoluzione spontanea della vegetazione e localizzati sovraffollamenti turistici.

Mediterraneo e Mar Adriatico: il Mar Mediterraneo, considerato un hotspot della biodiversità marina del nostro Pianeta perché, ospita tra il 4 e il 18% di tutte le specie marine viventi sul nostro Pianeta, molte delle quali endemiche. Attualmente è una delle aree maggiormente interessate dal marine litter nel mondo, con grave rischio per la biodiversità, in particolar modo per le specie in pericolo come tartarughe marine, squali filtratori e balenottere. Inoltre, una buona percentuale (il 75%) di tutti gli stock ittici del Mediterraneo esaminati a livello europeo è sovrasfruttata e questo impone ulteriori sforzi per garantire la sostenibilità delle risorse ittiche a lungo termine.
Preoccupa in particolare la situazione del Mar Adriatico, in grande sofferenza con il 90% degli stock ittici sovrasfruttati. Inoltre parliamo di un’area intensamente sfruttata dalla pesca a strascico e dalle reti da posta per via delle sue caratteristiche, fondi molli e privi di asperità. C’è poi la questione delle catture accidentali o accessorie – il cosiddetto bycatch – della pesca professionale, che interessa specie vulnerabili e talvolta a rischio d’estinzione e quindi protette da Convenzioni Internazionali, e che costituiscono un danno economico per i pescatori, i cui attrezzi di pesca possono essere danneggiati a causa di queste interazioni. Diversi anche in questo caso i progetti di tutela e conservazione come TARTALIFE, LIFE DELFI e LIFE ELIFE, finanziati dal programma LIFE dell’Unione Europea e volti rispettivamente alla protezione delle tartarughe marine, dei delfini (in particolare il tursiope) e degli elasmobranchi. Da segnalare anche l’iniziativa promossa dall’Adriatic Recovery Project e coordinata da MedReAct in collaborazione con Legambiente, Marevivo, l’Università di Stanford e il Politecnico delle Marche che ha portato all’istituzione di un’area chiusa alla pesca a strascico (Fishery Restricted Area) all’interno della Fossa di Pomo, tra Italia e Croazia. Malgrado questa zona costituisca solo l’1% dell’Adriatico, sta contribuendo alla crescita degli stock di nasello e di scampi, dimostrando come le FRA possano giocare un ruolo fondamentale nel recupero della biodiversità marina. Per questo motivo le misure introdotte dalla FRA di Pomo, meritano di essere replicate anche in altre aree, come nel Canale di Otranto dove l’Adriatic Recovery Project ha proposto di istituire la seconda grande FRA dell’Adriatico.

Uccelli nidificanti: Tra le altre specie in pericolo di cui si parla nel report Biodiversità a rischio 2021 ci sono anche gli uccelli nidificanti, minacciati principalmente dal cambiamento dei sistemi naturali, seguito da inquinamento, agricoltura, acquacoltura e cambiamenti climatici. Questi ultimi sono una minaccia per un numero ancora maggiore di specie, specialmente nelle zone umide e nelle regioni montane. Nella recente Lista Rossa sugli uccelli nidificanti in Italia sono state valutate 278 specie. Nella Penisola sono dieci le specie di uccelli in pericolo critico: il Voltolino, lo Schiribilla, il Cormorano atlantico, il Mignattino comune, il Falco Pescatore, il Gipeto, il Capovaccaio, la Forapaglie comune, la Bigia padovana e il Migliarino di palude.

Buone notizie e ritorni: nel report Biodiversità a rischio Legambiente segnala anche alcuni ritorni come quello dello sciacallo dorato, carnivoro poco più grande di una volpe originario dei Balcani meridionali, arrivato nel 1984 in Italia e che sta continuando a espandersi nella Penisola. Quest’anno c’è stata la prima riproduzione a Parma e lo sciacallo dorato, che si nutre di carcasse e piccoli animali, pare destinato a continuare la sua marcia silenziosa nel nostro Paese. Anche il castoro, estinto in Italia già da cinque secoli a causa della caccia intensissima alla quale è stato soggetto per secoli da un paio d’anni è riapparso in Italia, nella foresta di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia. Si tratta di un solo esemplare, arrivato dall’Austria. Anche nei nostri mari – minacciati da pesca eccessiva, cambiamenti climatici e inquinamento – abbiamo assistito a delle bellissime storie di ritorni.
Nel 2020 sono stati registrate oltre 200 nidificazioni sulle nostre spiagge della grande tartaruga marina Caretta caretta, specie minacciata di estinzione. Questo è in parte il risultato del ridotto disturbo registrato nel 2020, ma anche della maggiore attenzione da parte di tutti e dell’impegno di tante associazioni, tra le quali in prima fila c’è Legambiente, nel tutelare i siti di nidificazione dal disturbo. Un’altra notizia straordinaria riguarda i nuovi avvistamenti come quello della foca monaca sulle coste del Salento e del mare della Calabria.


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Categorie: Ambiente

Tag: Ambiente

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