Bottiglie, flaconi, bicchieri, buste, confezioni per alimenti e tanti altri contenitori e imballaggi in plastica usa e getta sommergono
l’area marina in prossimità della foce del fiume Sarno in Campania. È quanto emerge dalle attività di ricerca e documentazione svolte da Greenpeace e Castalia nell’ambito del Tour MayDaySOSPlastica.
«Uno scenario scioccante con enormi quantità di rifiuti che invadono spiaggia e fondali, figlio inevitabile del modello di consumo basato sull’impiego di grandi quantità di plastica usa e getta. Come se non bastasse dobbiamo ricordare che quella documentata è solo la parte visibile del problema, i fiumi possono portare in mare anche grandi quantità di microplastiche non individuabili a prima vista», dichiara
Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Secondo studi recenti l’80 per cento delle microplastiche – particelle inferiori ai 5 millimetri di dimensioni – ha origine in ambienti terrestri e da lì, trasportata principalmente dai fiumi, arriva nei mari di tutto il mondo. I fiumi, quindi,
sono dei veri e propri nastri trasportatori di rifiuti plastici dai centri urbani fino a quella che sta ormai diventando la più grande discarica del Pianeta: il mare.
L’associazione ambientalista sta effettuando, in collaborazione con The Blue Dream Project e i ricercatori dell’
Università Politecnica delle Marche e CNR-IAS, il giro del Tirreno Centrale a bordo della Mahayana per monitorare l’impatto dell’inquinamento da plastica nei nostri mari. Dalle indagini svolte nei giorni scorsi emerge che la situazione alla foce del fiume Sarno è davvero allarmante.
Il Tour MayDaySOSPlastica
si concluderà l’8 giugno, Giornata mondiale degli Oceani, all’Argentario.
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