Circa otto italiani su dieci (19%) per un totale di 48,2 milioni di persone sono fuori dalle zone rosse e dai vincoli restrittivi che le caratterizzano. E’ quanto emerge
da una analisi della Coldiretti sulla nuova mappa dei colori con l’Italia con solo 4 regioni (Valle d’Aosta, Puglia, Campania e Sardegna) in zona rossa a cui si aggiungono pero’ alcune province ed aree metropolitane a rischio. Un cambiamento importante per buona parte della popolazione nazionale che – sottolinea la Coldiretti – riacquista spazi di libertà ma anche per molti operatori economici che possono riaprire dopo la dolorosa chiusura delle festività di Pasqua.
Con l’Italia senza zone gialle restano chiusi pero’ per il servizio al tavolo o al bancone i
360mila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi presenti lungo l’intera Penisola con un crack da 7 miliardi per il mese di aprile che rischia di portare alla chiusura definitiva molti servizi di ristorazione e le filiere collegate.
Con le chiusure di aprile – continua la Coldiretti – salgono a 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti dall’inizio della pandemia per i crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi che travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy.
Al danno economico ed occupazionale si aggiunge
il rischio di estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni dai campi alla tavola sono tramandate da secoli.
In pericolo con la pandemia c’è anche il primato nazionale della biodiversità conquistato dall’Italia in Europa.
Si stima che
330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino – sottolinea la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili. Numeri dietro i quali – precisa la Coldiretti – ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori.
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