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Nuovo Presidio Slow Food in Valle d'Aosta: la patata Verrayes

Pubblicato il: 23/12/2020
Autore: Redazione GreenCity
Arrivata ai nostri giorni grazie a una preziosa rete di trasmissione generazionale dei semi, è l'ultima varietà di patata tradizionale valdostana attualmente coltivata.
La patata Verrayes è il nuovo Presidio Slow Food della Valle d'Aosta e l'ultimo del 2020 a entrare nella ricca famiglia di prodotti tutelati dalla Chiocciola: ben 342 in Italia, di cui 25 lanciati negli ultimi 12 mesi: un riconoscimento per l'importante lavoro fatto dai produttori locali che hanno sostenuto il grande patrimonio di biodiversità della regione. La patata arrivò in Valle d'Aosta verso la fine del Settecento ma non venne coltivata in modo regolare fino al 1817, anno in cui una grande carestia colpì la regione e costrinse la popolazione a ricorrere a questo tubero per avere di che sfamarsi.
La patata Verrayes, caratterizzata da una buccia viola lucente, da occhi profondi e screziature arancioni, è considerata l'ultima varietà tradizionale della regione, radicatasi nel territorio grazie ai suoi terreni ricchi di minerali e a un clima con elevate escursioni termiche fra la notte e il giorno.
 Con l'arrivo delle varietà moderne, tuttavia, le patate tradizionali come la Verrayes hanno subìto un inarrestabile declino.
«Negli anni Novanta – spiega Federico Chierico, referente dei produttori – la coltivazione di questa varietà di patata era ridotta al lumicino, prossima all'estinzione. Trattandosi di un tubero, basta sospendere la coltivazione per un anno e il seme si perde: per questa ragione tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento il nostro Paese ha perso un patrimonio immenso. Semplicemente suscitava poco interesse, mentre in Svizzera negli anni Ottanta veniva istituita una fondazione che ha avviato un'attenta opera di ricerca e catalogazione, così che il Paese oggi può vantare più di 70 varietà tradizionali di patate. Nel caso della patata Verrayes, la sua salvezza è legata alla circolazione dei semi che, in passato, era una pratica abituale. Verrayes è il nome del paese da cui proveniva Giuliano Martignene, il tecnico dell'assessorato Agricoltura della Regione Valle d'Aosta che, nel 1998, è entrato fortunosamente in possesso di alcuni tuberi ancora coltivati da un contadino di Covarey e si è rivolto alla fondazione svizzera "Pro Specie Rara", impegnata nella tutela della biodiversità agricola alpina, per farli esaminare».
In Val d'Aosta, la riscoperta di questa patata tradizionale ha portato con sé un lungo percorso di conoscenza e comprensione delle usanze familiari locali che si sono radicate nei secoli. «Quando, a partire dal 2014, ho aperto la mia azienda agricola e ho iniziato a lavorare  per riscoprire questa varietà antica, facendo una ricerca sul suo legame con il mondo alpino – racconta ancora Federico - ho scoperto con stupore l'importante ruolo di custodi che, per moltissimo tempo, hanno svolto i contadini di questa zona. Si tratta di un prodotto unico nel suo genere, arrivato fino a noi grazie ai semi che venivano ereditati di padre in figlio e scambiati fra le famiglie e le comunità. Ci siamo innamorati di cosa rappresentassero le varietà tradizionali e ci piace l'idea di lavorare per valorizzare e riattualizzare questo grande patrimonio culturale e gastronomico».
«Mio padre ha sempre coltivato questa varietà di patata e ci teneva molto a farlo» riflette Carlo Favre, produttore di patate Verrayes insieme ai fratelli. «La mia famiglia, come tante in montagna, non viveva tutto l'anno nella stessa casa: gli inverni li passavamo a valle, dove avevamo vigneti, frutteti e castagni, mentre in estate tornavamo sui monti e seminavamo i campi a 1.700 metri».L'eco di una solida memoria familiare gioca, anche nel caso di Carlo, un ruolo chiave. «La mia non è la storia del classico agricoltore alpino»  continua Favre. «Sono entrato a fare parte della squadra nazionale di sci a 16 anni. Mi sono arruolato nel Corpo forestale dello Stato, ho proseguito nella carriera agonistica e, una volta conclusa, sono diventato allenatore. La passione per la terra è arrivata di recente, grazie ai miei fratelli e alla loro volontà di mantenere viva una tradizione di famiglia».



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Categorie: Green Life

Tag: Green life

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