Un nuovo sondaggio commissionato dall’Icelandic Wildlife Fund mostra come l’opposizione all’allevamento di salmoni in recinti di rete in mare aperto stia aumentando tra i sostenitori di tutti i partiti politici in Islanda. Il sondaggio Gallup ha rilevato che il 65,4% della popolazione islandese ha un’opinione negativa dell’allevamento di salmoni in queste modalità, mentre solo il 13,9% lo vede positivamente e il 59,5% desidera che la pratica venga totalmente vietata.
L’allevamento di salmoni in recinti di rete in mare aperto permette il libero flusso di malattie e inquinamento nell’ambiente circostante, dove i salmoni selvatici e le trote di mare lottano per sopravvivere. Questa pratica, che prevede l’uso di enormi recinti di rete immersi in mare aperto contenenti milioni di pesci allevati, è cresciuta di oltre dieci volte in Islanda tra il 2014 e il 2021.
Il sondaggio Gallup mostra un’ampia opposizione all’industria, in aumento dal 63,5% di settembre 2023 al 65,4% di luglio 2024. Il sondaggio evidenzia che questo sentimento è condiviso dalla popolazione indipendentemente dall’età, dal reddito, dal genere, dalla regione o dalle inclinazioni politiche.
Due salmoni allevati su cinque moriranno prima di essere pronti per la macellazione per il consumo umano. Nell’ultimo anno, oltre quattro milioni di salmoni allevati sono morti nelle gabbie di rete aperte in Islanda, un numero 72 volte superiore a quello dei salmoni selvatici totali nel paese. Le condizioni di vita all’interno delle reti sono così pessime che i pesci sono affetti da parassiti che mangiano la loro pelle, lasciandola aperta alle infezioni batteriche e causando gravi ferite.
L’Icelandic Wildlife Fund, che ha commissionato il sondaggio, è un’organizzazione non governativa islandese concentrata sulla protezione ambientale e sulla conservazione, inclusa la tutela dei salmonidi selvatici islandesi, delle popolazioni di salmone selvatico, del salmerino artico, della trota di mare e di altri pesci d’acqua dolce selvatici nei fiumi e nei laghi islandesi.
Jón Kaldal dell’Icelandic Wildlife Fund ha dichiarato: “L’allevamento industriale di salmoni in recinti di rete in mare aperto devasta l’ambiente. Ha costi severi per il nostro pianeta. Rischia l’esistenza stessa degli autentici salmoni selvatici dell’Islanda, che abitavano l’isola molto prima dei primi insediamenti umani, e contribuisce all’immensa sofferenza di milioni di salmoni allevati. La stragrande maggioranza degli islandesi è contro questo modo spietato e disumano di produrre cibo. Gli islandesi non mangiano salmone allevato in reti in mare aperto, e le persone devono smettere di comprarlo in altri paesi. L'opposizione massiccia all’industria è particolarmente incoraggiante poiché il gruppo di lobby più ricco e forte del’'Islanda, Fisheries Iceland (SFS), ha speso decine di milioni in pubblicità televisive e online questa primavera cercando di vendere questa terribile produzione alla nazione. È da qui che le persone hanno cominciato ad aprire gli occhi. Vietare gli allevamenti di salmoni in reti in mare aperto è nell’interesse del pubblico islandese. Il settore crea pochi posti di lavoro locali e danneggia la splendida natura e fauna selvatica del paese. Abbiamo il dovere di trattare le abbondanti risorse naturali dell’Islanda con rispetto e in modo sostenibile”.
È un tema molto presente nell’agenda politica islandese, poiché una proposta di legge sull’acquacoltura, destinata a regolare questa pratica in crescita, è stata bloccata questa primavera in una commissione parlamentare permanente dopo che i sostenitori hanno dimostrato che non era adeguata allo scopo. Questa questione è particolarmente importante e viscerale per gli elettori e si prevede che sarà centrale in vista delle elezioni generali del paese, non oltre il 2025.
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