Il
39% dei grandi elettrodomestici dismessi dai cittadini italiani non arriva mai agli impianti di trattamento autorizzati. Questo è il dato più significativo emerso dall'indagine condotta da
Altroconsumo in collaborazione con il consorzio Ecodom su 205 RAEE provenienti da località distribuite su tutto il territorio nazionale.
Presentata il 14 ottobre 2019 a Roma, l'inchiesta è certamente la più innovativa tra quelle condotte in Italia sul sistema RAEE, perché è la prima ad aver sfruttato su larga scala la tecnologia satellitare per monitorare le rotte dei rifiuti elettronici domestici. Dove finiscono i RAEE consegnati dai privati alle isole ecologiche comunali o ai negozianti per essere inviati verso un trattamento di qualità?
Per rispondere a questa domanda Altroconsumo ed Ecodom hanno nascosto un
tracker GPS su ognuno dei 205 RAEE oggetto dell'indagine così da poterne monitorare gli spostamenti in tempo reale, dal momento della loro uscita dalle case dei consumatori fino alla distruzione finale. Su un campione valido di 174 RAEE (per altri 31 non è stato possibile effettuare un'analisi completa, perché il dispositivo GPS ha interrotto anticipatamente la trasmissione o perché il RAEE è ancora in viaggio)
solo 107 esemplari (pari al 61% del totale) sono effettivamente approdati in impianti autorizzati, in grado di garantire un trattamento corretto dal punto di vista ambientale. Gli altri 67 esemplari (il 39% del totale) sono stati sottratti alla filiera formale, finendo in
impianti non autorizzati oppure in
mercatini dell'usato o in
abitazioni private.
La ricerca ha visto la partecipazione di volontari da
tutte le Regioni italiane, con numeri che vanno dai 65 RAEE ritirati in Lombardia, all'unico rifiuto del Molise. Gli elettrodomestici monitorati sono stati
frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici (i cosiddetti "grandi bianchi"), rientranti nei Raggruppamenti R1 e R2.
Nel 2018, secondo i dati del Centro di Coordinamento RAEE, i Sistemi Collettivi operanti in Italia
hanno raccolto oltre 310mila tonnellate di RAEE, pari al 42,8% della media in peso delle nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato negli ultimi tre anni. L'Unione Europea ha imposto agli Stati Membri un target minimo di raccolta che nel 2019 è passato dal 45% al 65%.
L'indagine di Altroconsumo ed Ecodom ha permesso di stimare che
, solo per quanto riguarda i RAEE dei Raggruppamenti R1ed R2, almeno 44mila tonnellate di RAEE non vengono conteggiate perché si disperdono lungo strade che non offrono alcuna garanzia dal punto di vista ambientale. Se fossero inseriti nelle statistiche ufficiali, questi "flussi sommersi" permetterebbero al nostro Paese di raggiungere già oggi un tasso di raccolta pari al 47%, un po' più vicino al target del 65% fissato dall'Europa.
L'indagine ha portato alla luce molti degli elementi che pregiudicano il corretto funzionamento della filiera italiana dei RAEE, dalla
mancanza – soprattutto in alcune zone di Italia –
di servizi efficaci per consentire una sicura dismissione dei RAEE da parte dei cittadini, fino al
comportamento non corretto tenuto da alcuni degli stessi attori della filiera: sono stati infatti rilevati alcuni casi anomali all'interno di alcune isole ecologiche e di alcuni impianti di trattamento.
Ma i due aspetti più critici nel nostro Paese sono da un lato l'
incompletezza del quadro normativo (basi pensare alla mancata emanazione – dal 2014 ad oggi, del Decreto sulla qualità del trattamento dei RAEE oppure all'assenza di regole sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE) e dall'altro l'
insufficiente livello di controlli sulla filiera (alcuni esempi: verifica dei codici CER sui rifiuti in uscita dalle isole ecologiche, controlli di processo negli impianti di trattamento, ispezioni negli impianti che gestiscono rifiuti metallici ecc.). Dalla risoluzione di questi problemi dipendono beni preziosi come la salute dei cittadini, la tutela dell'ambiente e il corretto sviluppo dell'Economia Circolare in Italia.
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