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WWF: il clima trasforma l'Artico in un 'nuovo Oceano'

Pubblicato il: 27/11/2018
Autore: Redazione GreenCity
Pubblicato il nuovo rapporto lanciato dal Programma Artico del WWF. L’Oceano Artico e le sue coste ospitano 34 specie di mammiferi marini, 633 specie di pesci ed è abitato da 4 milioni di persone tra cui popolazioni indigene.
Il nuovo rapporto “Getting it right in a new ocean”, lanciato dal Programma Artico del WWF, è il primo studio che sottolinea come le risorse e le economie dell’Oceano Artico possano essere sviluppate per garantire sul lungo periodo il benessere dell’economia e dell’ecosistema per questa regione e per il pianeta stesso. Il report segnala come gli approcci convenzionali allo sviluppo siano una minaccia  per la possibile  sopravvivenza di buona parte degli ecosistemi tipici della regione, indebolendo così  le comunità e le economie .
Il report è stato pubblicato in occasione della Conferenza Sustainable Blue Economy (ospitata in questi giorni a Nairobi dai governi di Kenya, Canada e Giappone)  e spiega come, per effetto della fusione dei ghiacci dovuta al cambiamento climatico globale, si stia creando un “nuovo oceano” e come questo avrà  un  profondo impatto  sulla biodiversità di questa regione e sulle comunità. Il pressante sviluppo economico che sta sfruttando questo trend – fino a mille miliardi di dollari nel corso degli ultimi 15 anni – potrebbe peggiorare molti degli impatti negativi nella regione almeno fintanto che non verranno prese chiare decisioni per tracciare una rotta sostenibile. Il report vuole essere una guida per governi e aziende per il raggiungimento di soluzioni sostenibili in questo momento cruciale per l’Artico.
Simon Walmsley, del Programma Artico del WWF, ha affermato: “Il cambiamento climatico sta rendendo l’Oceano Artico più accessibile che mai. Ma l’Artico rimane una regione remota, un posto rischioso per fare business. Applicando un approccio sostenibile, prima che si avviino  imponenti attività di business, possiamo aiutare a prevenire gli impatti più negativi per  questo ecosistema estremamente vulnerabile.
L’Oceano Artico e le sue coste ospitano 34 specie di mammiferi marini, 633 specie di pesci ed è abitato da 4 milioni di persone tra cui popolazioni indigene e molte comunità che  vivono di pesca e dipendono dalla condizione delle risorse e dall’abbondanza degli stock ittici presenti nei loro mari. Fino ad oggi i più ampi settori economici che hanno avuto un impatto sugli  ecosistemi marini così vulnerabili sono stati l’attività estrattiva di petrolio e  gas, i servizi, la pesca e la trasformazione delle risorse, anche se mano a mano che il ghiaccio si ritirerà nella parte centrale dell’Oceano Artico, ci si aspetta che trasporti e turismo diventino i veri settori chiave. Per fare un esempio, in soli 10 anni, l’Islanda ha visto  un aumento del flusso turistico del 400 %. 
Il rapporto, inoltre, sottolinea l’importanza di fare in modo che qualsiasi sviluppo futuro sia in grado promuovere un ambiente artico in buono stato e con un’alta biodiversità a beneficio della regione. Le coste vulnerabili dell’Artico e la presenza di specie marine, come  pesci, foche e balene, saranno sempre più in conflitto con le attività industriali – come il trasporto marittimo e l’esplorazione sismica dei fondali – e in mancanza di policy appropriate  potrebbero essere danneggiate da specie invasive, inquinamento sonoro sottomarino, sversamenti di petrolio. Un esempio di gestione basata sugli ecosistemi potrebbe essere la creazione di un network pan-artico che comprenda le aree marine protette capaci di favorire le specie animali nella loro risposta di adattamento e resilienza viste le condizioni di rapido cambiamento climatico. 
“Il cambiamento climatico avrà un impatto negativo anche sulla condizione degli stock ittici soprattutto per quelle specie che già sono in enorme difficoltà per via della pesca eccessiva, come  il merluzzo dell’Alaska. Altrettanto, le popolazioni indigene che  in molti casi vivono di pesca vedranno minacciata la loro sopravvivenza. In attesa che decisioni a livello intergovernativo e sovranazionale vengano prese, anche noi come consumatori possiamo adeguare i nostri comportamenti di acquisto in modo da influenzare il mercato in una direzione sostenibile. Un esempio tra gli altri: acquistare pesce di approvvigionamento sostenibile come ottimo modo per condizionare le scelte delle aziende e l’intero settore ittico.” Afferma Giulia Prato Marine officer, WWF Italia. “Tutti noi possiamo fare qualcosa come seguire semplici regole nell’acquisto del pesce anche tramite la guida online da noi realizzata”.

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Categorie: Ambiente

Tag: Ambiente

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