AutoScout24: in Italia nel 2022 aumenta il parco circolante di vetture ibride ed elettriche (+49,2%)
Pubblicato il: 02/06/2023
Autore: Redazione GreenCity
Tuttavia rappresentano solo il 4,3% sul totale. Sono ben 20,2 mln le vetture obsolete in circolazione (quasi una su due è Euro 4 o inferiore), di cui 4,4 milioni Euro 0-1 (11%).
Quando si parla di mobilità del futuro, sono tutti concordi: le nuove generazioni la sognano sostenibile, elettrica e digitale. Ma se da un lato si prospetta un futuro “green”, dall’altro bisogna scontrarsi con la fotografia attuale (a due velocità) del parco auto circolante, come dimostra l’analisi del Centro Studi di AutoScout24 su base dati ACI, realizzata in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente.
Il dato positivo (o almeno in parte) è che nel 2022 le auto ibride ed elettriche in circolazione hanno raggiunto quota 1.715.000 vetture (+49,2% sul 2021), ma rispetto al totale rappresentano solo il 4,3%, con le elettriche che si fermano allo 0,4%. Dati quindi in crescita ma non ancora sufficienti per un rinnovo radicale del parco auto esistente, storicamente datato e obsoleto: sempre nel 2022 sono circa 20,18 milioni le vetture in circolazione con una classe di emissioni Euro 4 o inferiore (oltre la metà sul totale), di cui quasi 4,41 milioni addirittura Euro 0-1 (11%). Anche considerando l’età media, quattro auto su dieci, pari a circa 15,84 milioni, hanno 15 anni o più. Ed è proprio questa la vera sfida che il mondo automotive dovrà vincere. Il 2035, con il blocco della produzione di auto nuove termiche alimentate a benzina e diesel a favore dell’elettrico e degli e-fuel, segna una data storica, ma fino ad allora bisognerà investire in infrastrutture e tecnologia per fare in modo che gli italiani superino la forte diffidenza soprattutto verso il mondo delle full electric, penalizzato dalla scarsa autonomia delle batterie (per il 35% del campione) e dal costo elevato (33%).
Cosa accadrebbe, infatti, se il 2035 fosse fra sei mesi? Secondo gli ultimi dati AutoScout24 sarebbe una corsa per accaparrarsi modelli benzina e diesel di ultima generazione, nuovi o usati recentissimi, così gli automobilisti potranno continuare a utilizzare questo tipo di alimentazioni. Per favorire la sostituzione di un’auto datata il fattore economico resta comunque un aspetto importante per gli automobilisti, ma oltre agli incentivi un aiuto arriva proprio dal mondo digitale: grazie all’ampia disponibilità non solo di auto nuove ma anche usate ibride, elettriche, benzina e diesel di nuova generazione, i consumatori possono acquistare vetture di qualità a prezzi più “contenuti”, contribuendo significativamente al processo di “svecchiamento” del parco auto circolante. Su AutoScout24, infatti, ben il 54% delle auto presenti è Euro 6, il 13% ibrido ed elettrico e quasi sei auto su dieci hanno 5 anni o meno.
Qual è la fotografia a livello regionale?
Partiamo dalle auto ibride ed elettriche. Le elettriche “pure” rappresentano la quota minoritaria (0,4%), e solo in Valle d’Aosta e in Trentino-Alto Adige si supera l’1% sul totale di auto in circolazione. Se si considerano invece le ibride ed elettriche insieme (media nazionale del 4,3% del totale), al primo posto troviamo sempre la Valle d’Aosta con il 19,5% delle vetture circolanti nella regione, seguita dal Trentino-Alto Adige (13,3%). Al contrario, agli ultimi posti troviamo tutte regioni del Sud, tra cui la Campania (0,9%), il Molise (1,1%), la Sicilia (1,1%) e la Calabria (1,1%). Le regioni che hanno visto nel 2022 la crescita maggiore di auto ibride ed elettriche rispetto al 2021 sono la Valle d’Aosta e il Trentino-Alto Adige, aumentate rispettivamente del +158,1% e +72,3%.
E se guardiamo alla classe di emissioni?
A livello quantitativo, il livello più alto di vetture più datate (Euro 0 e 1) si registra in Campania (731.442) e Sicilia (567.676). Anche se si considera il tasso di vetture Euro 0 e 1 sul totale in circolazione nella regione, il valore più alto si registra sempre in Campania, con il 20,2%, seguita dalla Calabria (18,7%) e dalla Sicilia (16,5%). Ancora una volta la situazione è decisamente migliore in Valle d’Aosta (2,7%) e in Trentino-Alto Adige (3,3%).
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