“Questo stato di catastrofe non è una realtà inevitabile, bensì il risultato di scelte politiche precise. Le alternative sono possibili e necessarie. A partire da una normativa in grado di promuovere
bellezze e ricchezze locali che potrebbe funzionare da laboratorio-pilota per una nuova fase di sviluppo a livello nazionale”.
Così
Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente, commenta i dati del Rapporto sui diritti globali 2014. Lo studio, a cura dell’associazione Società Informazione Onlus e promosso dalla Cgil con la partecipazione di varie associazioni tra cui Legambiente, è uno strumento d’informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nell’informazione, nella politica e nel mondo del lavoro.
Dal dossier emerge che per il quinto anno consecutivo l’occupazione è in calo in Europa e sul panorama mondiale. E l’Italia contribuisce significativamente a questa mappa della privazione: d
al 2007 al 2012 è raddoppiato il numero di quanti vivono in condizioni di povertà assoluta. Dall’inizio della crisi hanno perso il lavoro oltre 980 mila persone e il tasso di disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni è arrivato al 42,4%. Più che di crisi si rischia, ormai, di dover parlare di catastrofe globale.
“Il modello di sviluppo non è solo questione di scelte globali, ma deve passare per un approccio radicato sui territori, attraverso il protagonismo dal basso, di amministrazioni, comunità, e persone –sottolinea Gubbiotti-. Oggi, soprattutto
dai piccoli Comuni, che danno dimora al 17,3% dei nostri concittadini, si potrebbe partire per realizzare
nuovi modelli di sostenibilità ambientale e sociale, rilanciando economia e occupazione. I piccoli Comuni hanno infatti in custodia un enorme patrimonio storico-ambientale, ma per troppo tempo sono rimasti trascurati, finendo in alcuni casi a rischio di estinzione e spopolamento. Con la creazione di efficaci reti territoriali sarebbe invece possibile concepire una valorizzazione che sfoci nello sviluppo locale sostenibile e che metta in campo anche forme di cooperazione tra pubblico e privato. Istituzioni centrali e locali devono concorrere a promuovere interventi mirati che -sulla base delle esperienze maturate in altri Paesi e avvalendosi anche del sostegno dell'Unione Europea- migliorino la qualità della vita dei cittadini attraverso forme innovative di gestione integrata e di unione di enti”.
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