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Il Parlamento russo approva l'amnistia per gli Arctic30

Pubblicato il: 19/12/2013
Autore: Redazione GreenCity
Gli attivisti di Greenpeace che hanno trascorso due mesi in prigione a seguito di una protesta pacifica nell'Artico, hanno tirato un sospiro di sollievo dopo che il Parlamento Russo ha votato per riconoscere loro l'amnistia.
l Parlamento russo ha formalizzato ieri il provvedimento di amnistia che conclude il procedimento legale aperto contro gli Arctic30. I 26 attivisti non russi saranno liberi di tornare a casa dalle loro famiglie non appena sarà loro riconosciuto il visto di uscita da parte delle autorità russe.
La Duma ha votato per un emendamento che estende l'amnistia a coloro che sono stati accusati di vandalismo. Pertanto questo include gli Arctic30, i ventotto attivisti e i due giornalisti freelance arrestati a seguito di una protesta rivolta alla compagnia Gazprom. 
Peter Willcox, capitano dell'Arctic Sunrise ha dichiarato: "Potrei subito poter tornare a casa dalla mia famiglia ma non sarei mai dovuto essere stato accusato e imprigionato. Ci siamo imbarcati per testimoniare la minaccia che l'ambiente sta subendo e la nostra nave è stata abbordata da uomini mascherati con pistole e coltelli. Ora è quasi finita e potremmo essere presto liberi ma non c'è amnistia per l'Artico. L'Artico rimane un tesoro globale molto fragile minacciato dalle compagnie petrolifere e dalle temperature in aumento. Siamo andati lì per protestare contro questa pazzia. Non siamo mai stati criminali".

“Sembra che io possa finalmente tornare a casa”, afferma Cristian D’Alessandro, unico italiano tra gli Arctic30. “Sono ancora abbastanza amareggiato - continua - perché non dovrebbe essere così: c'è una corte internazionale che ha ordinato il nostro immediato rilascio. Abbiamo passato più di due mesi in carcere per niente, stanno ancora cercando prove che non troveranno mai perché, secondo i nostri principi di pacifismo e non violenza, non c'è niente che possa essere ricondotto ad accuse di vandalismo o pirateria. Sono passati tre mesi da quando tutto questo è iniziato, quindi sì, voglio tornare a casa!”, conclude D’Alessandro.
La campagna per liberare gli Arctic 30 ha visto 860 proteste in ben 46 paesi e più di 150 città del mondo. Più di due milioni e mezzo di persone hanno scritto alle ambasciate russe. Messaggi di sostegno sono giunti da Paul McCartney, Madonna, Jude Law, Ricky Martin, Darín, Alejandro Sanz, Pedro Almodóvar e altri famosi personaggi.
Figure politiche quali la Presidente brasiliana Dilma Rousseff, Angela Merkel, David Cameron, François Hollande, Ban Ki-moon e Hillary Clinton, insieme a premi nobel quali Desmond Tutu, Aung San Suu Kyi hanno anch'essi richiesto la liberazione degli Arctic30.

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Categorie: Ambiente

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