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Allevamenti di trote, immagini shock a Report su Rai3

Pubblicato il: 05/06/2025
Autore: Redazione GreenCity
Un servizio di Report a firma di Giulia Innocenzi ha mostrato le condizioni delle trote allevate in alcuni stabilimenti del più grande produttore italiano: carenze nella gestione dell’allevamento, condizioni igienico sanitarie precarie e soprattutto un metodo di abbattimento inadeguato con acqua e ghiaccio che porta gli animali a morire in agonia.

L’ultima puntata di Report andata in onda domenica 1 giugno ha mostrato immagini in esclusiva che documentano le condizioni delle trote allevate in alcuni stabilimenti del più grande produttore italiano, Erede Rossi Silvio, considerato un simbolo dell’allevamento di qualità in Italia e in Europa, con una ventina di impianti nelle Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio, Molise, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Belgio. A commentare le immagini del servizio a cura di Giulia Innocenzi Enrico Moriconi, veterinario e consulente in etologia e benessere animale, e Simone Montuschi, presidente di Essere Animali, che spiega ai microfoni di Rai 3 alcune delle criticità emerse dall’inchiesta, legate soprattutto alle operazioni di abbattimento.

Le immagini, viste da oltre un milione di telespettatori, mostrano numerose problematiche di benessere animale, a partire dalla presenza di animali con lesioni a diverse parti del corpo, anche alla testa — dovute probabilmente, come spiega anche il medico veterinario Enrico Moriconi, a forme di funghi della pelle e a casi di aggressività derivanti dalle condizioni di allevamento. Nelle vasche sono presenti numerosi animali morti che non dovrebbero rimanere a contatto con gli altri pesci in quanto potenziale veicolo di infezioni, ma anche animali in fin di vita, che dovrebbero invece essere abbattuti immediatamente affinché gli vengano evitate sofferenze inutili. Dalle immagini emergono anche gravi problemi alla struttura stessa dell’allevamento: molte trote muoiono intrappolate nelle maglie di alcune reti installate per evitare che vengano predate dagli uccelli, evidentemente di dimensioni inadeguate. Tentando di fuggire i pesci aprono le branchie rimanendo ancora più incastrati e prolungando una lenta e dolorosa agonia.

Le sofferenze degli animali continuano anche durante le fasi di carico e scarico prima della macellazione. Gli animali vengono prelevati dall’allevamento, caricati su un camion e poi immessi nelle vasche del macello tramite un tubo che con un forte getto d’acqua fa defluire le trote nelle strutture. Come mostrano le immagini, tuttavia, gli animali finiscono per incastrarsi e ammassarsi, oppure cadono a terra, dibattendosi, venendo poi raccolti e gettati nei contenitori senza alcuna cura. Queste procedure possono causare forte stress agli animali, ma anche lesioni, schiacciamenti e sofferenze acute, oltre che rischio di soffocamento.

Le ultime fasi di vita degli animali sono particolarmente problematiche. Le immagini ricevute dalla giornalista mostrano l’assenza di operazioni di stordimento efficace prima della macellazione: le trote vengono raccolte in alcune vasche e ricoperte di ghiaccio, dove manifestano ancora chiari segni di coscienza, perché tentano visibilmente di scappare, alcune cadendo addirittura per terra. Come spiega Simone Montuschi ai microfoni di Report, l’industria ricorre all'immersione in acqua e ghiaccio per l’abbattimento dei pesci, ma questo metodo non induce uno stordimento efficace perché lo shock termico li immobilizza ma non porta alla perdita di coscienza, quindi gli animali possono impiegare anche decine di minuti prima di morire. Le trote in questo caso vengono portate poi nelle celle frigo, nonostante alcune di loro siano chiaramente ancora vive, dove moriranno per asfissia dopo prolungate sofferenze.

Secondo le opinioni scientifiche dell’EFSA e le linee guida dell’OMSA, l’immersione dei pesci in una miscela di acqua e ghiaccio, in assenza di uno stordimento preventivo ed efficace, è un metodo di abbattimento non rispettoso del benessere animale, in quanto non garantisce una perdita di coscienza immediata e provoca una morte lenta e dolorosa per asfissia, che, nel caso delle trote, può sopraggiungere anche dopo diversi minuti.

Tuttavia, questa pratica — insieme all’asfissia per esposizione all’aria — è ancora utilizzata dall’industria in Italia, nonostante per le trote siano già disponibili soluzioni scientificamente validate e tecnicamente implementabili su scala commerciale, che consentono l’applicazione di uno stordimento efficace prima dell’abbattimento, garantendo una riduzione significativa delle sofferenze in una delle fasi più delicate per questi animali.

L’Italia è uno dei maggiori produttori di trote nell’Unione Europea, ma, a differenza di altri Paesi, mancano ancora impegni pubblici da parte del comparto ittico per garantire condizioni di allevamento e abbattimento più rispettose del benessere animale. In Francia e Spagna, Aqualande e Profand hanno già adottato politiche pubbliche per implementare metodi di stordimento efficace per la totalità delle trote allevate nei loro stabilimenti, riconoscendo questi animali come esseri senzienti alla stregua di altre specie terrestri allevate e in linea con le più recenti evidenze scientifiche.

L’azienda Erede Rossi Silvio copre circa un terzo della produzione totale di trote nel nostro Paese, perciò è in una posizione chiave per guidare un cambiamento positivo nel settore della troticoltura, con un enorme impatto concreto sul benessere di milioni di animali. È per questo motivo che chiediamo già da tempo all’azienda di pubblicare una politica specifica sullo stordimento efficace, richiesta più volte avanzata anche nel corso delle comunicazioni più recenti.

In particolare Erede Rossi Silvio, rispondendo a Report e in una lettera letta in studio da Sigfrido Ranucci, afferma che l’abbattimento in una poltiglia di acqua e ghiaccio rappresenta solo il 10% della produzione totale (il metodo principalmente usato è lo stordimento elettrico) ed è in via di superamento da parte dell’azienda, come richiesto dagli standard di certificazione volontaria a cui aderisce. Per quanto rappresenti un primo passo nella giusta direzione, è fondamentale che l’azienda dia seguito a queste dichiarazioni formalizzando il proprio impegno in una politica pubblica trasparente e accessibile ai consumatori, con tempistiche definite per completare la transizione verso lo stordimento efficace su tutta la produzione, a maggior ragione se in linea con quanto richiesto dalla loro certificazione volontaria.

È importante infatti che i produttori italiani non si limitino soltanto ad aderire a schemi di certificazione indipendenti, che da soli non garantiscono la trasparenza pubblica e l’accessibilità dell’impegno assunto. È comunque importante notare che quello dell’Aquaculture Stewardship Council (ASC) dal 1 agosto rende lo stordimento efficace prima dell’abbattimento un requisito obbligatorio per i prodotti ittici certificati di acquacoltura.

«I produttori italiani possono e devono fare di più per le trote e gli altri pesci allevati nel nostro Paese. Per questo dal 2018 con la nostra campagna “Anche i pesci” chiediamo alle aziende di eliminare le principali cause di sofferenza di questi animali e di adottare standard di allevamento più rispettosi del loro benessere nelle proprie politiche aziendali, come lo stordimento efficace. Continueremo a chiederlo e non ci fermeremo, perché pratiche come quelle mostrate dalle immagini di Report vengano definitivamente abbandonate negli allevamenti ittici italiani» afferma Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.



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Categorie: Ambiente

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