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Cambiamenti climatici: questo è il 2° inverno più caldo in Europa

Pubblicato il: 17/03/2023
Autore: Redazione GreenCity
La stagione nel suo complesso è stata anche notevolmente più calda della media nell’est degli Stati Uniti, su gran parte del Canada orientale, dell’Alaska, dell’Africa settentrionale, del Medio Oriente, dell’Asia centrale, del Sud America meridionale e di parti dell’Antartide.
L’inverno è dal punto di vista climatologico il secondo più caldo mai registrato prima in Europa con una temperatura superiore di 1,44°C la media della stagione 1991-2020. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati del sistema europeo Copernicus Climate Change Service (C3S) che evidenzia anomalie del clima nei diversi Paesi del Vecchio Continente. 
In tutta Europa – sottolinea la Coldiretti – le temperature sulla terraferma dell’inverno e del 2022/2023 sono state prevalentemente superiori alla media con valori molto più alti nell’Europa orientale e nel nord dei paesi nordici ma anche in quelli del Mediterraneo.Una situazione che è stata accompagnata da scarse precipitazioni con l’allarme siccità esteso a tutta Europa che impatta sulle produzioni agricole come in Francia, dove con le alte temperature – continua la Coldiretti – crescono le difficoltà per le produzioni di fiori da destinare ai raffinati profumi, alla Spagna dove per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati al prelibato Pata negra. Ma a soffrire sono  anche le esportazioni di ortofrutta.
La stagione nel suo complesso – continua la Coldiretti – è stata anche notevolmente più calda della media nell’est degli Stati Uniti, su gran parte del Canada orientale, dell’Alaska, dell’Africa settentrionale, del Medio Oriente, dell’Asia centrale, del Sud America meridionale e di parti dell’Antartide. In Argentina si registra una preoccupante siccità che rischia di dimezzare i raccolti di soia e mais con un pesante impatto sul commercio internazionale.
Un allarme che – sottolinea la Coldiretti – riguarda anche l’Italia dove la mancanza d’acqua rischia di aggravare la dipendenza dall’estero di componenti fondamentali per la dieta degli animali di allevamento. Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana – spiega Coldiretti – dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.
Dalla disponibilità idrica – conclude la Coldiretti – dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

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Categorie: Ambiente

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