Non è quella da “stupefacente” ma la canapa per usi industriali, in cui l’Italia eccelleva fino agli anni Cinquanta, come testimonia la parcella di 25 mq inserita al
Parco della Biodiversità, all’interno di Expo, tra le colture un tempo più diffuse nell’area padana.
Dopo mezzo secolo di abbandono, in Italia e in Europa c’è una riscoperta della canapa come pianta multifunzionale che può avere innumerevoli impieghi,
dal tessile alla bioedilizia passando per le bioplastiche, i materiali compositi, la farmacopea, la cosmesi e la nutraceutica. Senza contare i benefici che tale coltura apporta all’ambiente.
“E’ qualcosa di più di una speranza, è un’opportunità per molti agricoltori - dichiarano
Alessandro Zatta e Beppe Croce per conto di Chimica Verde bionet e di Legambiente - a patto di valorizzare ogni parte fondamentale della pianta, dal seme alle paglie, per rendere economicamente sostenibile la sua coltivazione”.
“La ricerca e le nuove tecnologie - osserva a sua volta Giovanni Bazzocchi dell’Università di Bologna - si stanno nuovamente interessando alla canapa. Dalla bioplastica per stampanti 3D all’olio essenziale come bio-pesticida, la canapa può diventare una sorta di bio-raffineria in pieno campo”.
Sulla stessa linea
Cinzia Pagni, vicepresidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori: “In pochi anni - spiega - molti imprenditori, soprattutto giovani, stanno riscoprendo la coltura della canapa. Una coltivazione importante dal punto di vista agronomico, con ricadute positive sull’ambiente e sempre più interessanti prospettive di mercato”.
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