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Gli orti di Chioggia e le ostriche rosa di Scardovari: sapori e profumi che scatenano l’acquolina dei sensi

Pubblicato il: 20/06/2023
Autore: Redazione GreenCity
Un tripudio di gusti a km zero che si abbinano alle brezze marine, spiagge, natura con in più i servizi di Isamar Holiday Village a Isolaverde di Chioggia (Ve) e di Barricata Holiday Village, nel cuore del Parco del Delta del Po.
Sapori e saperi si incontrano e si confondono tra le rigogliose terre di ChioggiaIsolaverde e Scardovari. Qui il vento, le acque della laguna e il duro lavoro dei contadini hanno creato un habitat invidiabile per la coltivazione e l’allevamento di prodotti d’eccellenza: dal radicchio rosso alla zucca Igp fino all’ostrica rosa del Delta del Po. A due passi da Isamar Holiday Village e da Barricata Holiday Village c’è il tripudio del gusto: bontà culinarie da assaggiare godendo dei panorami che mare e natura sanno regalare. Un itinerario scandito da prodotti a km zero che idealmente può iniziare a Chioggia città e finire in provincia di Rovigo attraversando le oasi naturali racchiuse tra la laguna, l’entroterra veneziano e il litorale adriatico.

Chioggia, dal mercato del pesce al cuore del radicchio Igp
Carlo Goldoni la definì “una penisola piantata nelle lagune”. Né padovana, né veneziana, né rodigina, Chioggia è senza dubbio un mondo a parte, incastonata a cinquanta chilometri da ciascuna delle tre città venete. In tanti la conoscono per il celebre mercato del pesce, fra i più amati e rinomati d’Italia e per i “peoci” (le cozze), i “caparossoi” (le vongole veraci) e le “bevarasse” (i lupini). È di diritto uno dei luoghi dove gustare il miglior pescato del Mare Adriatico che arriva fresco sui bragozzi, tradizionali pescherecci con le vele dipinte a mano e le figure sacre riprodotte a prua. Ma Chioggia è rinomata anche per i suoi ortaggi che grazie a caratteristiche uniche dei terreni assumono un sapore intenso, pieno, inconfondibile. Dal radicchio rosso Igp alla zucca di Chioggia, nessuna eccellenza nasce per caso e vanta anzi secoli di selezione e duro lavoro contadino.

Un itinerario tra orti litoranei e orti lagunari
La coltivazione della terra a Chioggia ha origine antiche. Per il radicchio ci sono documentazioni certe a partire dal 1700 quando in città esistevano diverse associazioni, tra cui la “Scuola di San Giovanni di Ortolani che, con i suoi 544 allievi, era seconda solo a quella dei pescatori. Ma già Plinio il Vecchio narrava di orti lussureggianti che facevano risplendere di colori i litorali chioggiotti, così come l’uso terapeutico e alimentare delle cicorie locali.
Le zone ortali si distinguevano principalmente in orti lagunari e orti litoranei con differenze sostanziali per la composizione stessa dei terreni e le difficoltà di lavorazione. La produzione degli orti lagunari era destinata al consumo locale o per i mercati vicini ed era principalmente costituita da insalate, cavolfiori, fagiolini, carciofi, piselli. Gli orti litoranei, invece, erano utilizzati soprattutto per prodotti da esporto come patate precoci, cavolfiori, cipolle grazie al mix di sabbia e falde di acqua.

Isolaverde: viaggio nella terra strappata dal mare
Cuore delle produzioni Igp è anche Isolaverde, un ambiente fatto di dune e spezzato dai fiumi Brenta e Adige che, insieme ai terreni sabbiosi e alle brezze marine, formano l’habitat ideale per l’agricoltura chioggiotta. Qui sorge il villaggio Isamar che, con i suoi servizi pensati per famiglie, coppie, gruppi di amici di ogni età, rappresenta l’approdo perfetto per una vacanza green, sostenibile e rispettosa della natura. Mare, sole e cibi genuini sono un toccasana dopo mesi di impegni, lavoro e fatiche, ma anche un modo per insegnare ai bambini il valore della terra e quanto importante sia averne rispetto. I ristoranti poi offriranno menù che esaltano gli autentici sapori chioggiotti.

Il parco del Delta del Po e la Sacca degli Scardovari
Per chi sceglie la natura, Barricata Holiday Village è invece il punto di partenza ideale anche per scoprire il Parco Naturale del Delta del Po, riserva della biosfera Unesco e mosaico di ecosistemi che si estendono fino a Ravenna. A Porto Tolle, si trova la Sacca degli Scardovari, la più grande laguna del Delta il cui nome deriva dalla “scardova” (o scardola), un pesce molto abbondante in zona verso la fine del Settecento. Il passaggio tra l’acqua dolce dei fiumi in cui si dirama il Po e quella marina dell’Adriatico crea un habitat perfetto per la coltivazione dei molluschi. Dalla cozza di Scardovari Dop, fino a una vera scoperta che sta spopolando nei ristoranti stellati italiani e internazionali: l’ostrica rosa del Delta.

L'ostrica rosa, la perla del Delta
Il suo nome richiama le striature che i raggi solari creano sul guscio. L’ostrica rosa viene coltivata grazie a tecniche innovative ed ecocompatibili studiate dall’allevatore francese Florent Tarbouriech. Il microclima di Scardovari fa il resto garantendo una maturazione di un anno e mezzo, dunque molto più veloce rispetto alle ostriche prodotte in Francia, Olanda, Irlanda che impiegano, in media, dai 3 ai 4 anni per poter essere raccolte. E poi c’è il gusto: appena si assaggia questa “Perla del Delta” esplode il sapore con una consistenza quasi croccante che rilascia via via la sua freschezza. Dapprima si sente la sapidità del mare, poi l’aroma vegetale e per finire note più grasse e di frutta secca. Secondo gli esperti del settore, le ostriche di Scardovari hanno una qualità superiore sia per il livello di riempimento del mollusco nelle valve che le rende più consistenti, sia per la capacità di sopravvivenza fino a 30 giorni. Infine, sono più dolci e meno salate rendendo questa esperienza culinaria qualcosa di unico nel suo genere.


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Categorie: Green Life

Tag: Green life

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