Un manufatto di forma cilindrica realizzato a secco con pietre nere e una minuscola apertura, così bassa che per entrare è necessario chinare il capo. Dentro un solo albero, un agrume custodito gelosamente al riparo dalle intemperie, dal gelo e dal vento, cresciuto grazie al microclima che si crea all’interno e all’umidità che la strana costruzione riesce a trattenere.
È il giardino pantesco, uno dei più singolari manufatti rurali dell’isola di Pantelleria che rappresenta un laboratorio secolare che ha affinato tecniche agricole e costruttive che hanno saputo fare tesoro della scarsità della risorsa idrica e di eventi climatici estremi.
Nell’ambito della campagna
Bellezza Italia,
Legambiente e il
Gruppo Unipol, grazie alla collaborazione dell’ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria e del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo,
hanno censito gli oltre 400 giardini presenti sull’isola: un lavoro unico e completo che ha restituito
una preziosa mappa con foto, descrizione, georeferenziazione e stato di conservazione dei giardini. Alcuni di questi, per tipologia e localizzazione, sono stati ora inseriti in un itinerario di scoperta per apprezzare l’isola da prospettive insolite e particolari.
Il giardino pantesco può essere considerato a buon titolo come un caso estremo di tecniche di utilizzo di una risorsa ambientale (l’acqua deposta per condensazione sulle superfici dei muri a secco e della vegetazione) che normalmente è trascurata in altri contesti agricoli, ma che a Pantelleria, come in molte altre isole del Mediterraneo, può diventare
una parte significativa del ciclo dell’acqua e compensare la limitata disponibilità di acqua di precipitazione o irrigua. Tutto questo evidentemente assume particolare interesse in considerazione dei cambiamenti climatici e della crescente carenza di acqua da destinare a fini agricoli. Il censimento realizzato sarà utilizzato ora dal Parco di Pantelleria sia per tutelare la straordinaria biodiversità presente in questo contesto, sia per avviare il restauro e il recupero di alcuni dei giardini, la realizzazione di sentieri accessibili che ne consentano la visita definendo così un nuovo prodotto turistico per l’isola.
I risultati dello studio, infatti, hanno anche costituito la base per l’individuazione dei giardini idonei per essere inseriti in un nuovo itinerario turistico, attraverso cinque potenziali itinerari: il principale, “a circuito” di circa 15 km, include 24 giardini e può essere percorso a piedi in circa 5 ore. Questo itinerario modulare a diversi gradi di difficoltà nei diversi tratti, si presta anche ai diversamente abili, in quanto in parte si snoda su sentieri e strade carrabili e talvolta i giardini si trovano adiacenti o contigui alla strada. Si aggiungono 4 itinerari “appendici”: Grazia, con 3 giardini; Grotta del freddo, con 4 giardini; Valle di Monastero, con 10 giardini; Muéggen, con 5 giardini. Questi prendono il nome dalle contrade di riferimento o nel caso di Grotta del Freddo ad un luogo di interesse nelle vicinanze.
Quattro giardini ritenuti di interesse, non rientrano negli itinerari delineati, ma sono segnalati come luoghi di interesse. Tra questi vi sono anche
il giardino di Donnafugata donato al FAI e il giardino infossato nel cratere di Kúddia Bruçiáta.I giardini segnalati come parte dell’itinerario saranno visitabili dall’esterno e talvolta anche dall’interno. Ad oggi, nell’ambito del progetto, sono stati individuati dieci giardini che potranno essere visitati all’interno, grazie al permesso concesso dai proprietari. Tra questi vi è il giardino di Donnafugata donato al FAI.
Gli itinerari tracciati coincidono solo parzialmente con la rete sentieristica CAI esistente, in altri casi, vanno a valorizzare altre aree del parco ancora poco riconosciute. Gli itinerari comprendono sia giardini in buono stato di manutenzione, sia abbandonati o parzialmente crollati. Una scelta fatta non a caso, che intende sottolineare l’urgenza per il loro recupero.
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