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ActionAid: fermare il land grabbing in Tanzania

Pubblicato il: 19/03/2015
Autore: Redazione GreenCity
L'Organizzazione, che da anni si batte contro l'accaparramento delle terre, presenta un nuovo caso di espropri in Tanzania: 1300 contadini costretti a lasciare le loro terre, per far posto a coltivazioni di canna da zucchero della azienda svedese EcoEnergy.
Un nuovo caso di landgrabbing interessa le comunità contadine di Bagamoyo, distretto nordorientale della Tanzania: 1300 agricoltori che stanno subendo l'esproprio delle loro terre, per fare posto a piantagioni di canna da zucchero; il progetto è ideato e portato avanti dall'azienda svedese EcoEnergy, nell'ambito della Nuova Alleanza per la Sicurezza alimentare e la nutrizione. Il progetto prevede lo sfruttamento di oltre 20mila ettari di terra, data in locazione all'azienda dal Governo della Tanzania, per i prossimi 99 anni.
A denunciarlo è ActionAid, con un rapporto-inchiesta dal titolo "E ora di agire: fermiamo il furto di terre in Tanzania da parte di EcoEnergy", che evidenzia come l'azienda svedese, pur prevedendo delle consultazioni con i diretti interessati, non ha offerto ai contadini alcuna possibilità di re-insediamento; né ha fornito informazioni chiare e trasparenti sugli effetti irreversibili che il progetto potrebbe avere sulla vita dei contadini e sull'accesso alla terra. 
Anza Ramadhani, una contadina di 51 anni di Bagamoyo, ha raccontato ai ricercatori di ActionAid: "Non abbiamo mai avuto la possibilità di influenzare le decisioni riguardanti la nostra terra e il nostro futuro. Non c'è stata alcuna trasparenza. Non sappiamo dove saremo trasferiti e a quanto ammonterà l'indennizzo".
Uno dei meccanismi attraverso i quali EcoEnergy sostiene che il progetto porterà benefici alle comunità di Bagamoyo, consiste nella "agricoltura a contratto": 1500 piccoli agricoltori userebbero le terre  per coltivare canna da zucchero, rifornendo così l'azienda ad un prezzo concordato.
Un sistema che ActionAid reputa molto rischioso:  con questo meccanismo infatti, gli agricoltori sono costretti ad avviare la loro piccola azienda agricola (in gruppi da 50), indebitandosi con prestiti che arrivano fino a 800mila dollari – l'equivalente di circa 16mila dollari a persona – una somma che è 30 volte il salario minimo annuale di un contadino tanzaniano.
Altrettanto preoccupante è che – secondo le stime ottimistiche di EcoEnergy – quelle aziende agricole impiegheranno 7 anni per ripagare il prestito e iniziare a ricavare un vero profitto; fino ad allora, gli unici guadagni degli agricoltori verranno dal loro lavoro nelle aziende, presumibilmente molto bassi, visto che nel Paese, il salario minimo di un agricoltore si aggira intorno a 44 dollari al mese. Questo sistema implica che il potere contrattuale dei contadini è quasi nullo, sia nei confronti delle banche, alle quali dovranno chiedere prestiti, che nei confronti dell'azienda stessa, nel concordare i prezzi dello zucchero. 
La partecipazione a progetti di "agricoltura diretta" a Bagamoyo risulta essere molto rischiosa per i contadini, che di tali rischi non sono stati minimamente informati da parte dell'azienda. Yaekob Metena, Direttore di ActionAid in Tanzania, sostiene: "La popolazione di Bagamoyo è legittimamente preoccupata dell'impatto che le coltivazioni di EcoEnergy avranno sulla loro vita. Molte famiglie dipendono dalla terra per la loro sopravvivenza. Quindi i loro bisogni non possono essere ignorati; è per questo che stiamo sollecitando il nostro Governo a sospendere il progetto."

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Categorie: Ambiente

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