L'Italia continua ad investire nel verde e lo fa con una decisa accelerazione, raggiungendo il traguardo di oltre 3 milioni di nuovi alberi messi a dimora nel corso del 2024* per un totale di quasi 4.000 ettari di superficie. Un investimento in capitale naturale che andrà a generare un ritorno economico di più di 20 milioni di euro l'anno in servizi ecosistemici per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora. È quanto emerge dalla quinta edizione dell'Atlante delle Foreste, il rapporto annuale realizzato da Legambiente e AzzeroCO2 con il supporto tecnico di Compagnia delle Foreste per Il Sole 24 Ore, che fotografa lo stato della forestazione nel nostro Paese e che verrà presentato il prossimo 6 novembre a Ecomondo (dalle ore 12:00 alle 13:00, presso il Circular lab workshop area - Pad. B2).
Lo studio, basato sull'analisi di circa 294 progetti distribuiti in aree urbane ed extraurbane lungo la Penisola mostra come a livello territoriale l'impulso decisivo nel 2024 venga dai rimboschimenti nelle Città metropolitane, mentre le Regioni affrontano un rallentamento dovuto al passaggio tra i vecchi e i nuovi piani di finanziamento. Nonostante il bilancio totale positivo, a ridursi sensibilmente è il contributo diretto delle aziende.
Andando ad analizzare i dati complessivi regionali, in cima alla classifica si conferma per il secondo anno consecutivo il Trentino-Alto Adige, con oltre 748.000 nuove piante, seguito dalla Basilicata che ne conta più di 539.000. Tali Regioni hanno raggiunto il risultato con strategie diverse: la prima grazie a finanziamenti provinciali e comunali, la seconda impiegando ancora le risorse del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2022. Sale nella classifica, guadagnando il terzo posto, il Veneto, che insieme al Friuli-Venezia Giulia ha già avviato interventi di forestazione in ottemperanza al nuovo Complemento Regionale per lo Sviluppo Rurale (CSR) 2023-2027. Seguono da vicino la Sicilia, il Lazio e la Calabria, le cui posizioni sono condizionate fortemente dagli interventi realizzati nelle città metropolitane rispettivamente di Messina, Roma e Reggio Calabria, che diventano così il vero ago della bilancia per la performance di questi territori.
Infatti, analizzando gli interventi frutto di finanziamenti gestiti direttamente dagli enti regionali, ben otto regioni – Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria – non hanno avviato nuovi impianti con fondi propri nel periodo preso in esame dall’Atlante. La causa - va sottolineato - è però di natura congiunturale: la conclusione del PSR 2014-2022 e l'attesa della piena operatività dei nuovi piani strategici (CSR 2023-2027) hanno di fatto congelato l'avvio di nuovi progetti. Un caso a parte è rappresentato dalla Liguria, che conferma la sua scelta strategica di non finanziare nuovi impianti data la già elevata copertura boschiva del suo territorio.
Se molte Regioni sono in una fase di attesa, a trainare la forestazione nazionale del 2024 sono le Città metropolitane, grazie all'impulso decisivo dei fondi del Decreto Clima e del PNRR. È il centro sud a guidare la classifica con le prime posizioni occupate da Messina e Roma, rispettivamente 357.612 e 265.501 nuove piante messe a dimora. Seguite da Reggio Calabria, Cagliari e Napoli.
Quest’anno lo studio evidenzia che circa il 75% dei progetti ammessi a finanziamento nel 2022 con i fondi del PNRR ha completato la fase di transplanting. Il dato "pari a zero" registrato per alcune Città metropolitane non indica necessariamente inattività, ma riflette piuttosto lo stato di avanzamento specifico di ogni piano di forestazione: è il caso di Venezia, che ha raggiunto i suoi obiettivi già nel 2022, o di Bari e Torino, che avevano rendicontato il completamento dei progetti nel 2023. Per altre, come Catania e Palermo, si presume che i progetti siano ancora nella fase di coltivazione delle piante in vivaio, non avendo comunicato nuove piantagioni né per il 2024 né per gli anni precedenti. Infine, città come Bologna, Firenze e Milano non figurano nell’indagine in quanto non avevano richiesto o ottenuto finanziamenti dal primo bando PNRR del 2022.
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Categorie: Ambiente
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