Greenpeace: Giappone, va avanti il progetto della base usa che minaccia i dugonghi

Oltre ai dugonghi, tra le specie a rischio ci sono tartarughe marine, varie specie di pesci pagliaccio e la più grande prateria di fanerogame marine dell’isola di Okinawa.

Autore: Redazione GreenCity

Il governo centrale giapponese ha vinto un ricorso contro la decisione del governatore della Prefettura di Okinawa, che si opponeva alla realizzazione della base militare statunitense nella baia di Henoko, che ospita l’ultima popolazione di dugonghi del Giappone.
Le proteste a Okinawa contro la base statunitense durano da 20 anni. Quasi l’80 per cento della popolazione si oppone all’allargamento della base e il governatore di Okinawa è stato eletto con un programma di netta opposizione al progetto. Nel 2005 e nel 2007 le navi di Greenpeace hanno raggiunto la baia di Henoko/Oura, in solidarietà con la protesta. Un anno fa, invece, il governo centrale aveva negato alla Rainbow Warrior il permesso di entrare nella baia.
“Il tribunale avrebbe dovuto rispettare il diritto di autodeterminazione della Prefettura di Okinawa” afferma Yuki Sekimoto, portavoce di Greenpeace Giappone.
La baia di Henoko/Oura è un paradiso di biodiversità: vi vivono 5.600 specie marine, di cui 262 sono in pericolo. Oltre ai dugonghi, tra le specie a rischio ci sono tre specie di tartarughe marine, varie specie di pesci pagliaccio e la più grande prateria di fanerogame marine dell’isola di Okinawa. Queste piante, simili alla posidonia del Mediterraneo, sono l’alimento del dugongo e non a caso in Giappone sono chiamate “jangusa”, che vuol dire appunto “erba dei dugonghi”. Le ricerche di Greenpeace effettuate nei fondali della baia dimostrano come a soli tre chilometri di distanza dalla base vi siano evidenti tracce di pascolo di questi mammiferi marini.

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