Referendum trivelle: le compagnie petrolifere hanno operato anche a concessioni scadute

NoTriv: "Ora è proprio su questo che gli Italiani sono chiamati a votare con il Referendum del 17 Aprile: ristabilire una data di scadenza certa per la fine della concessione, come previsto anche dalla normativa Ue".

Autore: Redazione GreenCity

«Il Governo Renzi deve rispondere al Paese di quanto è accaduto. Davanti a un fatto di tale gravità è doverosa la rimozione del responsabile della direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche, Franco Terlizzese». Commenta così, Enrico Gagliano del Coordinamento Nazionale dei No Triv, la notizia sulle concessioni scadute e sulle proroghe mai concesse dal Mise, dove però le compagnie petrolifere continuavano a trivellare senza alcun titolo.
Nove delle quarantaquattro concessioni oggetto del Referendum erano infatti scadute. Alcune addirittura da anni. Erano state presentate le istanze di proroga, ma il Ministero dello sviluppo economico non si era ancora espresso. E allora le compagnie, tralasciando il piccolo dettaglio, hanno continuato a operare indisturbate.
«Il Mise non ha effettuato le necessarie verifiche – continua Gagliano – quindi di base c'è un'adempienza, perché il provvedimento amministrativo deve essere espresso, non può essere tacito».A sanare la situazione è arrivata, guarda caso, la legge di Stabilità entrata in vigore il 1 gennaio 2016 con effetto retroattivo. Non si parla più di concessioni, ma della vita utile del giacimento. «Una norma spuntata dal nulla, di cui nessuno ha voluto parlare. La legge serviva forse a rimettere in carreggiata le concessioni quasi tutte targate Eni?», chiosa Gagliano.

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