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Giornata mondiale ambiente, Legambiente: "Ridurre l’impatto del marine litter"

Pubblicato il: 05/06/2017
Autore: Redazione GreenCity
Legambiente: "Si parta dalla messa al bando delle buste di plastica non compostabili in tutti gli Stati mediterranei”.
Il mare Mediterraneo, una delle aree più ricche di biodiversità al mondo, risulta essere tra le sei zone di maggior accumulo di rifiuti galleggianti del Pianeta con evidenti rischi per l’ambiente, la salute e l’economia. Il quadro dell’Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, è confermato anche dai nuovi dati di Clean Up the Med, la più grande campagna di volontariato lungo le coste del Mediterraneo, coordinata da Legambiente, che comprende anche un monitoraggio scientifico sul beach litter realizzato su 105 spiagge di 8 Paesi mediterranei (Italia, Algeria, Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia, Turchia) monitorate tra il 2014 e il 2017.
Secondo i dati elaborati da Legambiente l’82% dei rifiuti spiaggiati trovati sugli arenili monitorati è risultato di plastica; il 64% è materiale usa e getta. La cattiva gestione dei rifiuti urbani e la mancata prevenzione sono la causa del 54% dei rifiuti spiaggiati.
Sono questi alcuni dei principali dati dell’indagine sul marine litter nel Mediterraneo che Legambiente lancia oggi in occasione della giornata mondiale dell’ambiente e che presenterà l’8 giugno al Palazzo di Vetro nell'ambito della Conferenza mondiale dell’Onu sugli oceani, in programma dal 5 al 9 giugno New York, alla quale l’associazione ambientalista partecipa.
“Il Mar Mediterraneo è gravemente minacciato dal marine litter che registra concentrazioni tra le più elevate a livello globale - dichiara Stefano Ciafani, direttore generale Legambiente -. Per questo è urgente che tutti i Paesi mediterranei intervengano in maniera comune per ridurre il problema del marine litter, dalla prevenzione alla ricerca scientifica, adottando anche misure drastiche come la messa al bando dei prodotti più inquinanti come i sacchetti di plastica non biodegradabili e compostabili, come già fatto da Italia, Francia e Marocco. È fondamentale continuare a studiare il fenomeno come fa anche la nostra associazione da anni con Goletta Verde e la campagna ‘Spiagge e fondali puliti’: una esperienza diffusa di monitoraggi scientifici praticata in tutto il paese dai nostri circoli locali, comitati regionali, soci e volontari, considerata da più fonti istituzionali internazionali come una delle esperienze più avanzate al mondo di ‘citizen science’, il contributo che i cittadini organizzati possono dare alla conoscenza dei problemi ambientali”. 
Secondo Legambiente, una delle misure preventive da mettere in campo, sottolineata anche dall’Unep (l’agenzia dell’Onu per la protezione dell’ambiente) è sicuramente quella del bando dei prodotti più inquinanti, come i sacchetti di plastica non compostabili e i prodotti usa e getta facilmente sostituibili da materiali più innovativi e meno impattanti. Da questi presupposti nasce l’appello di Legambiente sul bando ai sacchetti di plastica nei Paesi del Mediterraneo, lanciato durante la COP22 di Marrakech e che l’associazione proporrà nella Conferenza sugli Oceani di New York, facendolo inserire tra gli impegni volontari (“voluntary commitments”) che l’ONU presenterà durante l’appuntamento mondiale.
Ad oggi, su scala mediterranea, il bando delle buste non biodegradabili e compostabili è attivo solo in Italia, Francia e Marocco. Altri Paesi hanno introdotto delle tasse fisse (Croazia, Malta, Israele e in alcune zone della Spagna, della Grecia e della Turchia). La Tunisia ha messo al bando le buste di plastica non biodegradabili nelle grandi catene di supermercati e Cipro metterà in atto la normativa europea a partire dal 2018. Ma se il bando fosse esteso a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, i risultati in termini climatici sarebbero altrettanto più rilevanti grazie alla consistente riduzione del consumo di greggio e alla diminuzione delle emissioni di CO2, con notevoli vantaggi anche per l'ambiente marino e costiero.
L'Italia è stato il primo paese in Europa a mettere al bando i sacchetti di plastica nel 2011, ma ancora oggi non è del tutto rispettato (il 50% dei sacchetti in commercio è ancora illegale ed è per questo che sono sempre più frequenti i sequestri con le pesanti multe previste dalla norma), anche se ha comunque consentito in cinque anni una riduzione nel consumo di sacchetti di plastica del 55% (da 200mila a 90mila tonnellate/anno) e una diminuzione in termini di CO2 di circa 900 mila tonnellate.

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Categorie: Ambiente

Tag: Ambiente

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