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Legambiente: Italia terra di lupi, camosci e farfalle

Pubblicato il: 23/05/2016
Autore: Redazione GreenCity
Il 22 maggio in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, Legambiente ha presentato le esperienze italiane su tutela e gestione di fauna e flora.
Camosci, lupi e farfalle. Ci sono anche loro tra il made in Italy migliore. E possiamo andare fieri delle politiche di conservazione e gestione di questi animali messe in campo negli ultimi anni nel nostro Paese. E’ questo il dato che emerge dal dossier di Legambiente pubblicato per la giornata mondiale della biodiversità del 22 maggio, con un’analisi sullo stato della tutela della biodiversità in Italia.
 “La tutela della fauna selvatica - commenta Rossella Muroni, presidente di Legambiente - non è mai facile né scontata, ma a guardare i risultati raggiunti in Italia possiamo dire di essere stati bravi. Abbiamo saputo svolgere un ruolo di primo piano nelle strategie per frenare la perdita di biodiversità, misurandoci contemporaneamente con politiche di sviluppo locale innovative, basate sulla qualità ambientale. La rete dei parchi e delle aree protette presente sul nostro territorio hanno poi fatto la differenza. Come per il camoscio appenninico, che è addirittura diventato un brand utilizzato come richiamo turistico dagli operatori locali. Certo, le criticità non mancano. Il caso del lupo, in particolare, è più complesso e il Piano di conservazione e gestione di questa specie, predisposto dal Ministero dell’Ambiente, ha messo in moto una discussione animata che interessa in generale la gestione della fauna selvatica nel nostro paese. Condivisione, partecipazione e buona gestione sono alla base degli ottimi risultati conseguiti ed è su questa strada che dobbiamo continuare a procedere. Perché se il nostro è tra i paesi europei più ricchi di biodiversità, è anche vero che questa si sta deteriorando rapidamente, a causa di fattori che dipendono tutti dalle attività umane: l’inquinamento, la perdita e frammentazione degli habitat, l’introduzione di specie aliene, il bracconaggio e, non ultimi, i cambiamenti climatici. Anche per questo, riteniamo urgente dare seguito agli impegni presi alla Conferenza sul clima di Parigi”.
Tornando alla situazione del lupo in Italia, è importante sottolineare che la causa principale di mortalità è il bracconaggio, e che la specie non è ancora dichiarata fuori pericolo. “La popolazione è in crescita ma è ancora presto per cantare vittoria - ha sottolineato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente - Per questo motivo contestiamo la scelta contenuta nel Piano di gestione predisposto dal Ministero dell’Ambiente di prevedere la possibilità di abbattere il 5% della popolazione di lupo. Pensiamo che legalizzare l’abbattimento dei lupi non risolve in maniera strutturale il problema della convivenza o dei danni provocati agli allevamenti, che paradossalmente potrebbero anche aumentare se si destruttura la popolazione di qualche branco, ed incida invece negativamente sulla cultura e l’educazione alla convivenza. Assolutamente positive le azioni previste nel piano su questi due fronti, ma se passa il messaggio che si può sparare ai lupi viene meno il valore simbolico per cui il lupo è specie protetta e se non è più protetto allora è inutile impegnarsi per mitigare i danni che provoca perché una fucilata risolverà ogni problema”.
Il dossier di Legambiente presenta il quadro dello stato della biodiversità in Italia. L’Italia ospita circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa. La fauna è stimata in oltre 58.000 specie, di cui circa 55.000 di invertebrati (95%), 1812 di protozoi (3%) e 1265 di vertebrati (2%). La flora è costituita da oltre 6.700 specie di piante vascolari (di cui il 15% endemiche), 851 di muschi e 279 epatiche. Per quanto riguarda i funghi, sono conosciute circa 20.000 specie di macromiceti e mixomiceti (funghi visibili a occhio nudo).
Secondo i dati riportati da Lo stato della biodiversità in Italia, realizzato nel 2015 dal Comitato Italiano IUCN, in collaborazione con Federparchi e con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono a rischio di estinzione 596 delle specie campionate, pari a oltre un quinto del totale. Il trend della conservazione degli uccelli e dei mammiferi in Italia è in linea con quello globale. Il 25% dei mammiferi del pianeta rischia di scomparire nel giro di pochi anni, ma l’andamento del loro status è contraddittorio.
Diverse specie oggi si trovano in condizioni nettamente migliori rispetto a 30 anni fa, grazie soprattutto alla corretta gestione delle popolazioni nelle aree protette. Per altre, invece, la situazione è nettamente peggiorate, come per esempio per i pipistrelli, a causa del degrado degli ambienti che essi frequentano e di un interesse solo recente per la loro conservazione. Un altro aspetto preoccupante è che per 376 specie, in particolare invertebrati o ani­mali di ambiente marino, il rischio di estinzio­ne è ignoto. Questo dimostra che sebbene la biodiversità nel nostro paese sia relativamente ben studiata, ancora molto resta da scoprire e imparare. 



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Categorie: Ambiente

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