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Il referendum sulle trivelle non passa: al voto poco più del 31%

Pubblicato il: 18/04/2016
Autore: Redazione GreenCity
A votare sono andati oltre 15 milioni di elettori, e quasi 13 milioni hanno scelto il sì, contro l'opinione del governo. Greenpeace: "Affluenza al 32%, ma il dato contro le lobby fossili è chiaro".
Il referendum sulle trivelle si è concluso senza raggiungere il quorum e ciò permetterà agli impianti offshore entro le 12 miglia di Eni ed Edison di poter continuare a estrare petrolio e gas fino all'esaurimento del giacimento.
Il dato definitivo sull'affluenza dice che si sono recati alle urne il 31,18% degli aventi diritto (tenuto conto anche degli elettori all'estero), quasi 19 punti percentuali in meno del quorum. Il "sì" ha ottenuto oltre l'85% dei voti. Ma il risultato del referendum è nullo non aver raggiunto il quorum.
L'unica regione in cui ha votato oltre il 50% degli elettori è stata la Basilicata.
La consultazione era stata promossa da nove consigli regionali che volevano abrogare le norme sulle concessioni degli impianti già esistenti per l'estrazione di gas e petrolio entro 12 miglia dalla costa e dalle riserve. 
Nel commentare l'esito del Referendum Il premier Matteo Renzi attacca Michele Emiliano, presidente Pd della Puglia, tra i più convinti sostenitori del referendum. "Gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare: chi vota non perde mai", ha detto  Renzi. "Massimo rispetto per chi va a votare. Ma gli sconfitti sono quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che ha voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche". 
Greenpeace, una delle associazioni che maggiormente si è battuta per far passare il referendum ha commentato: "Dobbiamo ammetterlo: non siamo riusciti, neppure con quanti insieme a noi hanno sostenuto le ragioni del Sì, a convincere un numero sufficiente di italiani dell'importanza di questo voto.
Sappiamo che a determinare questo risultato hanno contribuito i tempi contratti della campagna referendaria, il rifiuto di indire un Election Day e una strategia politico-mediatica che a lungo ha tenuto sotto silenzio il tema del referendum sulle trivelle.Noi crediamo che la partecipazione alla consultazione non debba essere ignorata: anche se non siamo riusciti a raggiungere il quorum, non dimentichiamo che non tutti hanno giocato pulito in questa partita. L'invito all'astensione venuto dal governo rimane una brutta pagina nella storia della nostra democrazia.
Crediamo che Renzi e il suo governo dovrebbero invece ascoltare il segnale che viene dalle urne. Verificheremo nelle prossime ore il rapporto tra i Sì e i No, ma hanno votato circa 15-16 milioni di italiani, quasi il doppio di quanti votarono nel 2013 per il PD e - come emerge dai primi dati - in maniera massiccia contro le trivelle. Parliamo dunque di una maggioranza nettissima rispetto al voto che ancor oggi legittima la premiership di Renzi.
Un governo attento alla democrazia, all'indomani di un esito referendario come questo, aprirebbe un serio dibattito pubblico sul futuro energetico del Paese.
Noi naturalmente non ci fermiamo qui. Continueremo a batterci per la tutela dei mari e la rivoluzione sostenibile del sistema energetico: l'eliminazione dei combustibili fossili è un obiettivo irrinunciabile se si vuole proteggere il clima e garantire alle prossime generazioni un Pianeta ospitale.
Il nostro primo passo ora sarà dare immediato seguito all'impegno referendario. La norma che assegna ai petrolieri concessioni senza una precisa scadenza, infatti, viola lo spirito e la lettera della Direttiva 94/22/CE, recepita dall'Italia con D.Lgsl. 625/96, secondo la quale "l'estensione delle aree costituenti oggetto di autorizzazioni e la durata di quest'ultime devono essere limitate". Invieremo un atto di denuncia alla Commissione Europea per segnalare questa e altre violazioni che denotano sistematici aggiustamenti delle norme e dei principi del Diritto comunitario a favore degli interessi dei petrolieri".


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Categorie: Ambiente

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