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Stop a Ombrina, WWF: vittoria della mobilitazione

Pubblicato il: 08/02/2016
Autore: Redazione GreenCity
La Presidente del WWF Donatella Bianchi: "Ombrina mare sarebbe stato uno scempio proprio mentre si fanno finalmente i passi necessari per la costituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina".
"Il NO a Ombrina annunciato dal Ministero dello Sviluppo Economico è una vittoria della mobilitazione, che ha interessato in questi ultimi anni l’Abruzzo e altri territori che vivono la minaccia delle trivelle. Una mobilitazione che ha coinvolto cittadini, istituzioni, comitati, sindacati, agricoltori e persino la Conferenza episcopale. Come è stata una vittoria della mobilitazione, guidata dalle Associazioni ambientaliste, la questione referendum, che ha portato il Governo a introdurre il divieto di trivellazione entro le 12 miglia dalla costa" afferma in una nota il WWF in merito alla decisione del Ministero dello Sviluppo Economico di rigettare tutte le domande di ricerca petrolifera entro le 12 miglia.
“Non possiamo che accogliere positivamente la notizia – ha detto la Presidente WWF Donatella Bianchi – Ombrina mare sarebbe stato uno scempio proprio mentre si fanno finalmente i passi necessari per la costituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina. Ora non dimentichiamo gli altri fronti aperti, dal canale di Sicilia alle Isole Tremiti: come WWF chiediamo il rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa e una moratoria delle attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto all’abbandono delle fonti fossili, alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani”.
Secondo il recente report Medtrends appena realizzato dal WWF (Mediterranean Marine Initiative ), oltre il 20% del Mediterraneo è dato in concessione per l’industria petrolifera e del gas e la produzione entro il 2030 di gas offshore verrà quintuplicata, soprattutto nell’area orientale del bacino. Per l’Italia sono previste 40 istanze di permesso di Ricerca e 9 istanze di Coltivazione e le zone più interessate sono il medio e basso Adriatico, il Canale di Sicilia e la Sardegna occidentale.

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Categorie: Ambiente

Tag: Ambiente

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